Diecimila euro. È il contributo (regolarmente dichiarato) versato a quattro giorni dalla chiusura della campagna elettorale per le amministrative di Milano del 2021 a favore di Beppe Sala, da Mirko Paletti, l’ultimo imprenditore immobiliare rimasto coinvolto nelle inchieste della Procura di Milano per abusi edilizi in uno delle decine di filoni dell’indagine sull’edilizia.
Il 57enne Paletti, rappresentate legale della Fil Casa è stato infatti raggiunto ieri dall’avviso di conclusione indagini preliminari della pm Giancarla Serafini per la realizzazione del palazzo ‘The Nest‘ (il Nido) di otto piani nel cortile di via Fontana 22, autorizzato con Scia come “ristrutturazione edilizia” di un’autorimessa demolita.
Il bonifico di Paletti è emerso dalla documentazione che il mandatario elettorale del primo cittadino di Milano, Luigi Di Marco, ha inviato alla presidenza della Camera dei Deputati ai sensi della legge sul finanziamento elettorale.
Paletti protagonista anche dell’inchiesta Toti a Genova
Ma quello di Paletti è un nome noto delle cronache giudiziarie recenti. È stato infatti coinvolto e arrestato ai domiciliari assieme al fratello Raffaele per la corruzione del sindaco di Porto Venere, Matteo Cozzani, nel maggio 2024 nel filone spezzino dell’inchiesta che in Liguria ha portato alle dimissioni di Giovanni Toti come governatore.
Da quanto risulta, il “contributo elettorale” alla corsa elettorale di Sala il 30 settembre 2021, Paletti lo ha versato quattro giorni prima delle scorse elezioni comunali, a nome di un’altra delle sue aziende, la Società Trading Immobiliare spa, dopo che il “contributo” era stato deliberato dal consiglio di amministrazione il 16 settembre dello stesso anno.
Ora per la Procura di Milano risponde con altri nove fra imprenditori, architetti e funzionari di Palazzo Marino della “erronea qualificazione” dell’intervento immobiliare come ristrutturazione in “assenza di qualsivoglia recupero” del “fabbricato preesistente”, di aver goduto così facendo illegittimamente degli “incentivi previsti” per gli chi recupera il “patrimonio edilizio”, di lottizzazione abusiva per assenza del piano attuativo durante il progetto che avrebbe quindi violato la “compatibilità pubblica” e gli “interessi della collettività” e infine di aver costruito superando i “limiti inderogabili di densità edilizia” previsti per quella zona di Milano, in pieno centro, che secondo il Pgt è classificata come “Nucleo di Antica Formazione”.