Per l’Italia due anni da zero virgola: con le destre la crescita è ferma

L'Ocse certifica una crescita italiana quasi ferma: solo il +0,6% per il 2025 e il 2026. E torna anche l'allarme inflazione coi dazi.

Per l’Italia due anni da zero virgola: con le destre la crescita è ferma

La crescita italiana arranca. Anzi, è quasi ferma. E a certificarlo stavolta è l’Ocse, sottolineando come l’aumento del Pil sarà solamente dello 0,6% sia quest’anno che il prossimo. Con la cura del governo Meloni e del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, Roma diventa insomma tra le peggiori economie europee. In generale l’Ocse ha rivisto al rialzo le stime della crescita economica globale del 2025: sarà del +3,2%, in aumento di tre decimi di punto rispetto alle previsioni di giugno. La crescita è sostanzialmente stabile rispetto all’anno scorso, quando era del 3,3%. Il problema arriverà l’anno prossimo, con un ribasso al 2,9%.

Ma molto peggio, come detto, va per l’Italia. Che non migliora né nel 2025 né nel 2026. Così si passa dal +0,7% del 2024 allo 0,6% previsto per quest’anno e per il prossimo. D’altronde le stime dell’Ocse coincidono persino con quelle del governo, stando a quanto riporta Reuters. L’esecutivo, infatti, prevede che l’economia italiana cresca solamente dello 0,5% quest’anno e poi dello 0,7% nel prossimo, a fronte di uno scenario politico invariato. Ancora due anni da zero virgola e fanalino di coda in Europa, secondo le stime del Documento programmatico di finanza pubblica atteso per la prossima settimana. In ogni caso queste stime, ancora non definitive, non includerebbero le misure previste dalla manovra.

La crescita italiana arranca: il confronto impietoso dell’Ocse

Tornando alle stime dell’Ocse, ciò che emerge è che la crescita dell’Italia è tra le peggiori in assoluto tra i Paesi che aderiscono all’organizzazione. Un “quadro molto preoccupante”, secondo il responsabile economico del Pd, Antonio Misiani. Mentre i parlamentari del Movimento 5 Stelle evidenziano che “con Meloni la crescita del Paese è stata affossata”. Peggio di noi, in effetti, fa solo la Germania (+0,3%) in piena crisi. Ma persino Berlino tornerà a crescere più di Roma il prossimo anno.

Allargando lo sguardo, hanno poco da sorridere anche gli Stati Uniti: la crescita frena all’1,8% (comunque meglio delle stime di giugno) dopo il 2,8% dello scorso anno. E non andrà meglio nel 2026, con un ulteriore rallentamento al +1,5%. A pesare sono soprattutto i dazi voluti da Donald Trump, oltre che il clima di incertezza, le restrizioni in tema di immigrazione e la riduzione della forza lavoro. In Europa, invece, l’Ocse segnala che a preoccupare sono ancora l’incertezza e le tensioni commerciali, ma comunque viene prevista una crescita dell’eurozona nel 2025 doppia rispetto a quella italiana (+1,2%), con un rialzo di due decimi di punto rispetto alle stime di giugno. Poi, però, si scende all’1% nel 2026, comunque in miglioramento rispetto allo 0,8% fatto registrare lo scorso anno.

Come detto, la Germania dovrebbe evitare la recessione mentre la Francia arranca e si ferma allo 0,6% come l’Italia. A Roma la crescita è bassa, ma quantomeno si intravede un miglioramento sul fronte dei conti pubblici, anche se “è importante continuare a ridurre il debito”. L’Ocse, inoltre, si concentra sull’inflazione, segnalando il rischio di un ritorno del caro prezzi. Un trend che, d’altronde, già si sta manifestando sui prodotti alimentari. E l’aumento dell’inflazione è ritenuto inevitabile negli Stati Uniti proprio a causa dei dazi di Trump.