Anche nelle Marche, l’astensionismo si è confermato il primo partito uscito dalle urne. Con il 50% del corpo elettorale che ha disertato i seggi, la previsione del centrosinistra, secondo cui la guida della Regione sarebbe stata contendibile, si è rivelata irrealistica e infondata.
Ci sono due serie di dati che, incrociate tra loro, dimostrano un teorema non scritto delle dinamiche elettorali: maggiore è l’astensionismo, maggiore è la probabilità di vittoria delle destre. I primi numeri da tenere a mente sono relativi ai comportamenti del corpo elettorale italiano in relazione alle differenze sociali e generazionali. Secondo un’indagine condotta da Area Studi Legacoop e Ipsos (presentata il 18 luglio 2024), l’astensionismo è più marcato tra le fasce di età 31-50 anni. Più nel dettaglio, il 40% dei giovani tra i 18 e i 24 anni ha disertato le urne alle elezioni politiche del 2022 (vinte dal centrodestra). Mentre gli over 65 si dimostrano i più propensi al voto con un tasso di partecipazione del 66%. L’astensionismo sale, inoltre, tra le fasce a basso reddito, a bassa scolarizzazione e tra i disoccupati.
E qui entra in ballo la seconda serie di numeri. Quella relativa al rapporto tra gli italiani e la televisione. Già nel 2016 l’annuario dell’Istat ha messo a fuoco gli spettatori più incalliti del piccolo schermo: a farla da padrone i giovanissimi tra 6 e 14 anni (che non votano) e gli anziani tra i 65 e i 74 anni (cioè la fascia con la maggiore propensione al voto). Per quest’ultima categoria, l’88,4% guardava tutti i giorni un canale della tv di Stato contro il 48,6% dei giovani tra i 24 e i 34 anni. Dati che trovano riscontro in un più recente studio condotto da The Trade Desk e YouGov sulle abitudini di consumo tv suddiviso per fasce d’età: l’86% degli intervistati dai 55 anni in su ha manifestato una netta preferenza per la televisione tradizionale.
Concludendo, gli over 65 rappresentano in Italia il doppio prototipo dell’elettore tipo più assiduo ma anche del più incallito consumatore di tv, in particolare di quella pubblica, che rappresenta la sua principale fonte di informazione. Ora chiedetevi a che serve TeleMeloni e datevi una risposta.