Il cambiamento climatico e gli eventi estremi presentano il conto. Ed è un conto salato, stimato in 44,5 miliardi l’anno di media tra il 2020 e il 2023 nella sola Unione europea. Un livello 2,5 volte più alto rispetto a quello della media annua nel periodo dal 2010 al 2019. L’analisi dell’Agenzia europea dell’ambiente (Aea) prende in considerazione quanto avvenuto negli ultimi quattro anni tra incendi, inondazioni, tempeste, ondate di calore e siccità. In Europa si sono registrati più danni finanziari legati al clima in questo periodo ristretto di tempo che non in tutto il decennio precedente.
Il cambiamento climatico presenta il conto
Proprio gli impatti del cambiamento climatico sono ora considerati le sfide principali per l’Europa e per la sua competitività. La questione investe, infatti, anche le aziende: tre su quattro, nell’Eurozona, dipendono “fortemente” da almeno un ecosistema naturale, stando a quanto spiega il rapporto. Il 75% dei prestiti bancari, emerge dall’analisi, viene concesso ad aziende che fanno affidamento su risorse naturali per lo svolgimento della propria attività. E quasi il 15% delle attività industriali si trova in zone alluvionali.
In Ue, tra il 1980 e il 2023, le perdite economiche associate al climate change sono state stimate in 738 miliardi. Ma di questi, ben 162 miliardi riguardano solo il periodo dal 2021 al 2023. E non basta il netto taglio delle emissioni di gas serra avvenuto in Europa rispetto al 1990, così come la diminuzione delle emissioni dell’industria. Nonostante i passi da gigante fatti in questa direzione, l’Europa è il continente in cui il riscaldamento sta avvenendo a ritmi più veloci e causando più danni.