Nel 2024 quasi un terzo delle famiglie italiane ha limitato la spesa alimentare. Lo rivela il nuovo report Istat 2024 sui consumi delle famiglie, secondo cui il 31,1% dei nuclei ha dichiarato di aver ridotto, in quantità e/o qualità, gli acquisti di cibo rispetto all’anno precedente. Un dato sostanzialmente stabile rispetto al 2023, quando la quota era del 31,5%.
Anche la spesa per le bevande registra un andamento simile: il 35,3% delle famiglie afferma di aver tagliato questa voce di consumo, a fronte del 35% dell’anno scorso. L’indagine Istat fotografa quindi un Paese che, pur in un contesto di inflazione in calo, continua a fare i conti con un costo della vita elevato e una percezione di insicurezza economica che spinge molti a contenere i consumi.
Come già accaduto negli anni precedenti, la voce di spesa maggiormente colpita resta quella per abbigliamento e calzature. Escludendo chi dichiara di non sostenere questo tipo di spesa (il 4,3% delle famiglie), il 47,5% ha cercato di ridurla, un dato solo leggermente inferiore al 48,6% del 2023. La tendenza è più evidente nel Mezzogiorno, dove la percentuale sale al 57,6%, segno delle maggiori difficoltà economiche che persistono nelle regioni meridionali.
L’Istat vede nero: nel 2024 quasi un terzo delle famiglie italiane ha limitato la spesa alimentare
Restano invece sostanzialmente invariati i comportamenti di spesa legati alla sanità (78,6% delle famiglie dichiara di non aver modificato le proprie abitudini) e alla cura e igiene personale (63,3%), a conferma della priorità attribuita a queste necessità.
L’Istat registra un lieve aumento della quota di famiglie che non hanno cambiato le proprie abitudini di consumo per carburanti (71,4%, contro il 70,9% del 2023) e per viaggi (56,2%, dal 55,4%). Il dato cresce in particolare nel Centro Italia, dove rispettivamente il 72,3% e il 59,5% dei nuclei dichiara di aver mantenuto stabili le proprie spese, mentre al Nord la quota resta più elevata per i carburanti, toccando il 76,9%.
Il quadro complessivo delineato dall’Istat evidenzia dunque come, nonostante una moderata attenuazione delle tensioni inflazionistiche, le famiglie italiane continuino a mostrare prudenza nei consumi, soprattutto per i beni non essenziali, segnale di una fiducia economica che tarda a consolidarsi.