Denuncia alla Cpi, ecco perché Meloni e i ministri temono la Corte. E perché la premier mente quando afferma che si tratti di un unicum…

Meloni sceglie Vespa per annunciare di esser stata denunciata alla Cpi. E col solito vittimismo ha sostenuto che si tratti di un caso unico. Peccato che non sia così...

Denuncia alla Cpi, ecco perché Meloni e i ministri temono la Corte. E perché la premier mente quando afferma che si tratti di un unicum…

Ha scelto la doppia comparsata nel salotto dell’amico Bruno Vespa, Cinque Minuti e Porta a Porta, Giorgia Meloni per rivelare al mondo di essere stata denunciata alla Corte Penale Internazionale (CPI) per “concorso in genocidio“, insieme ai ministri Antonio Tajani e Guido Crosetto e all’amministratore delegato di Leonardo, Roberto Cingolani. Nel monologo impregnato del solito vittimismo, rigorosamente senza contraddittorio, la premier, riferendosi alla denuncia, ha anche aggiunto: “Credo non esista un altro caso al mondo di una denuncia del genere”. Una menzogna, come vedremo, tuttavia stavolta la preoccupazione della presidente del Consiglio, potrebbe avere più di una giustificazione.

A depositare la denuncia il Gruppo Giuristi e avvocati per la Palestina

A depositare la denuncia, per complicità in genocidio e crimini contro l’umanità legati all’invasione israeliana della Striscia di Gaza, è stato il Gruppo Giuristi e avvocati per la Palestina, collettivo che nei giorni scorsi aveva annunciato la volontà di presentare l’azione legale, raccogliendo immediatamente l’adesione di oltre 50 tra avvocati, attori, docenti universitari e politici, e di oltre 30mila cittadini. 

Le accuse contro Meloni

“Il governo italiano non solo non ha adempiuto agli obblighi internazionali ma, pur essendo indubbiamente e pienamente in condizione di influire sul genocidio in atto (…) non solo si è finora totalmente astenuto dall’adottare ogni misura preventiva del genocidio, ma anzi ha ostinatamente continuato ad alimentarlo”, si legge nel documento depositato alla Cpi. “Tale innegabile circostanza costituisce a nostro avviso presumibilmente l’altrettanto innegabile base di una responsabilità penale personale di coloro che dispongono del relativo potere decisionale, in quanto membri del governo italiano o alti dirigenti di aziende presumibilmente direttamente coinvolte nei crimini di cui si parla”, continua la denuncia.

Che conclude: “Sia la fornitura di armi, munizioni ed altri materiali e servizi a carattere militare ad Israele che l’interruzione del sostegno all’agenzia umanitaria delle Nazioni Unite UNRWA, costituiscono violazione evidente sia dell’art. III lett. e della Convenzione sul genocidio sia dell’art. 25, comma 3, dello Statuto di codesta Corte”.

Cosa prevede l’iter della Cpi

Bisogna dire subito che il deposito di una denuncia, non comporta automaticamente l’apertura di un procedimento da parte della Cpi, come ha precisato ieri la stessa Corte, secondo la quale: “associazioni o singoli individui possono presentare denunce alla Corte, ma solo le decisioni del procuratore hanno valore ufficiale”. Al momento, ha aggiunto la Cpi, “non esiste alcuna decisione” relativa ad accuse di concorso in genocidio nei confronti di Meloni odi altri.

Tuttavia, da un punto di vista giuridico, bisogna considerare che la stessa Corte ha già emesso un mandato di cattura per genocidio nei confronti del premier israeliano Benjamin Netanyau e dell’ex ministro della Difesa Yoav Gallant per crimini di guerra e contro l’umanità, che saranno quindi processati, e che il contenuto della nuova denuncia riguarda possibili concorrenti nel reato. Inoltre sono indicati fatti che potrebbero considerarsi “di agevolazione e quindi rientrare nel concorso”, come spiega l’avvocato Luigi Li Gotti.

“Il procuratore generale dovrà quindi valutare la consistenza dei fatti denunciati ed anche cercare altri fatti conferenti, non essendo vincolato ai soli fatti denunciati. Potrebbe, per esempio, voler acquisire documenti e procedere ad interrogatori dei denunciati o di altre persone”, continua il legale. “Poi il procuratore generale valuterà se archiviare o procedere al giudizio”, conclude Li Gotti, “In definitiva la denuncia è un atto di stimolo alle indagini. Nel corso delle stesse, hanno diritto a costituirsi quali parti offese le vittime o i familiari delle stesse”.

Le accuse che fanno tremare la premier

E quindi, di cosa dovrebbe preoccuparsi Meloni? Del fatto che, a differenza del caso Almasri, dove i ministri e parlamentari di maggioranza possono contare sullo scudo del voto dell’aula per neutralizzare ogni iniziativa giudiziaria, per le indagini della Cpi non è prevista alcuna autorizzazione. Non c’è immunità. E che il comportamento del governo italiano possa aver facilitato o reso possibile il presunto genicidio perpetrato da Israele nella Striscia di Gaza tramite azioni politiche, militari o economiche, è un’ipotesi più che verosimile.

Altro comportamento illegale attribuito nella denuncia a Meloni, è la mancata protezione alla Global Sumud Flotilla, le cui navi sono state assalite in acque internazionali e i cui equipaggi sono stati sequestrati e imprigionati illegalmente dall’Idf, senza che il governo italiano abbia fornito la necessaria tutela (altra accusa più che possibile).

La bugia di Giorgia

Inoltre, Meloni, nel suo solito pianto greco da Vespa, ha mentito quando ha dichiarato che la denuncia nei suoi confronti sarebbe un unicum al mondo. In realtà, denunce simili sono state presentate negli ultimi mesi in Francia, contro il presidente Emmanuel Macron e altri membri del governo, e in Australia, contro il primo ministro Anthony Albanese. Entrambi sono accusati di “complicità” in genocidio.