Giorgetti difende l’Austerity. Ma non bada a spese per la Difesa

Vertice a Palazzo Chigi sulle misure da adottare. Dal taglio Irpef alla pace fiscale, il pressing dei partiti

Giorgetti difende l’Austerity. Ma non bada a spese per la Difesa

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti continua a farsi vanto della sostanziale tenuta dei conti pubblici, ribadita nel Dpfp e alla base della prossima Manovra. Poco importa se ottenuta ai danni di una crescita del Pil che rimane anemica e su cui la prossima legge di Bilancio avrà impatto zero.

I margini stretti di Giorgetti

“I ministri sopportano – soprattutto quelli dell’Economia – l’onere politico di dire molti ‘no’”, dichiara il ministro di via XX Settembre. “Ad avvantaggiarsi dei conti pubblici in ordine non sono solo i ministri ma sono famiglie, imprese, gli italiani, quelli di oggi e soprattutto quelli di domani”, incalza il leghista.

Intanto la maggioranza fa il punto a Palazzo Chigi. C’è da definire se il taglio di due punti della seconda aliquota Irpef, dal 35% al 33% si limiterà allo scaglione 28mila-50mila euro, come ha lasciato intuire anche la premier, o se alla fine si estenderà fino a 60mila come chiede Forza Italia. C’è poi da capire come ridimensionare la nuova rottamazione voluta dalla Lega: su 8 o 9 anni, con un versamento minimo di 50 euro per accelerare la sanatoria sulle piccole cifre.

La proposta di Conte

Dalle opposizioni il leader M5S Giuseppe Conte lancia un appello a tutte le forze politiche per quattro “misure straordinarie” da inserire in manovra per fronteggiare una situazione economica e sociale “di emergenza”: “un maxi taglio delle tasse”, “l’aumento consistente dell’assegno unico per i figli”, “risorse vere per la sanità” e “il ripristino di transizione 4.0 per le imprese”. In Parlamento prosegue intanto il ciclo di audizioni.

Faro di Upb e Bankitalia sulle spese per la Difesa

È la stessa tenuta delle finanze, è il ragionamento del titolare del Mef, a permettere di avere spazio per le misure come il taglio dell’Irpef e per la pace fiscale. La lettura è però opposta nelle osservazioni della Corte dei Conti e dell’Upb. I magistrati contabili hanno fatto notare che proprio la tenuta dei conti, che effettivamente va riconosciuta, lascia “spazi molto stretti” a misure espansive. Idem l’Ufficio parlamentare di bilancio.

“È apprezzabile che il quadro programmatico confermi e, in taluni casi, migliori i principali obiettivi stabiliti nel Psb”, il che “potrebbe permettere l’uscita anticipata dalla procedura” per deficit eccessivo, ha indicato la presidente dell’Upb, Lilia Cavallari. “Tuttavia, l’utilizzo pressoché integrale dello spazio di bilancio disponibile espone al rischio di non avere a disposizione ulteriori risorse per far fronte a esigenze impreviste, soprattutto nel 2026-27, in particolare qualora l’evoluzione del quadro macroeconomico si deteriorasse rispetto a quello programmatico”, ha concluso.

La Banca d’Italia intanto lancia un monito al governo. “Gli interventi di copertura dovranno essere certi”, avverte il capo del Dipartimento Economia e Statistica Andrea Brandolini, che invita anche a contenere le misure spot.

Altro suggerimento da via Nazionale: aumentare “le risorse a favore di investimenti, ricerca e istruzione” e razionalizzare “le spese fiscali”.

Tanto l’Upb quanto Bankitalia hanno poi acceso un faro sulle spese per la difesa. Il quadro del Dpfp “sembra non includere, se non in parte, maggiori oneri”, e quindi – osserva la Banca d’Italia – servirà una correzione per evitare che la spesa netta assuma una dinamica “più sostenuta”. Inoltre, viste le nuove regole europee, un “aumento permanente” della spesa per la difesa, aggiunge l’Upb, dovrà essere compensato da tagli di spesa in altri settori o “aumenti discrezionali delle entrate”.