Il procedimento a carico dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e del sottosegretario Alfredo Mantovano per la vicenda del libico Osama Almasri, arrestato a Torino su mandato della Corte penale internazionale e poi rimpatriato sul volo di Stato in Libia, si è definitivamente fermato. A salvare i tre uomini di governo l’Aula della Camera che ha votato contro l’autorizzazione a procedere.
Salvi anche con i voti dei renziani
Per il salvataggio di Nordio si sono espressi 251 e i no 117; per Piantedosi 256 sì, 106 no; per Mantovano 252 sì e 112 no. Una specificazione numerica che rende conto di come a favore dei tre, oltre al centrodestra, si sia espressa anche una parte dell’opposizione. I voti della maggioranza ieri erano 234, quindi ci sono stati 17 voti in più (il voto era a scrutinio segreto). Come 17 erano esattamente i voti di Italia Viva (che ha dichiarato il voto contrario all’autorizzazione a procedere), Azione e minoranze linguistiche…
In aula si è fatta viva anche Giorgia Meloni per partecipare alle votazioni, salvo poi dileguarsi a salvataggio avvenuto (“torni in Aula non solo per salvare i suoi ministri da un processo per aver rimpatriato con soldi pubblici uno stupratore, ma per parlare di cose vere e importanti che servono al Paese”, le ha gridato l’M5s Riccardo Ricciardi, scatenando la bagarre).
Liberarono Almasri sotto il ricatto della Libia
Passa quindi la linea tenuta in Giunta per le Autorizzazioni dalla seconda relazione di maggioranza, quella firmata da Carlo Pittalis, che chiedeva di negare l’autorizzazione a procedere, ritenendo che i tre membri del governo nel rimpatriare Almasri in Libia, abbiano agito nell’interesse dello Stato e per la tutela di un bene pubblico preminente, come la sicurezza nazionale, e non per fini personali o illeciti.
La relazione di minoranza firmata da Federico Gianassi (Pd) offriva invece la versione opposta, sostenendo che i tre membri del governo abbiano violato gravemente gli obblighi internazionali dell’Italia impedendo la consegna alla (CPI) di Almasri, miliziano libico accusato di torture, stupri e omicidi.
“Il governo è stato gravemente omissivo, e anche oggi il relatore di maggioranza spiega che il governo è intervenuto per liberare Almasri perché temeva una reazione della Rada: abbiamo subito la pressione e la minaccia di un gruppo armato libico, questo è noto solo oggi perché c’è stata un indagine del Tribunale del ministri, e non perché sono venuti a raccontarlo i ministri in quest’aula nobile”, ha commentato Gianassi.
Nordio attacca il Tribunale dei Ministri: “Ha fatto strazio delle norme”
Da parte sua, un raggiante Nordio non si è trattenuto e ha attaccato – lui, Guardasigilli – i magistrati: “Da modesto giurista lo strazio che il Tribunale dei ministri ha fatto delle norme più elementari del diritto è tale da stupirsi che non gli siano schizzati i codici dalla mani, ammesso che li abbiano consultati”. Poi si è augurato che si salvi dal giudizio anche la sua capo di gabinetto Giusi Bartolozzi, indagata per aver mentito ai pm e, quindi accusata di un reato non in concorso con quelli contestati ai ministri.
“Speriamo che il capitolo su Bartolozzi si chiuda così come questo”, ha detto invece Nordio. Che, non domo, ha aggiunto: “L’aver voluto giurisdizionalizzare questa vicenda, affidandola subito all’indagine della procura, ha ridotto le nostre capacità difensive in Parlamento, perché eravamo vincolati dal segreto istruttorio. Quindi quella stessa timidezza o addirittura menzogna che ci è stata attribuita in questi giorni dipendeva proprio dal fatto che non si potevano esternare in Parlamento delle considerazioni che potevano essere fatte”.
Ciò sarebbe stato possibile prosegue Nordio “soltanto, eventualmente, davanti al Tribunale dei ministri, il quale, peraltro, violando il principio fondamentale di diritto, ha valorizzato le nostre dichiarazioni rese in Parlamento come se fossero state rese davanti a loro e senza le garanzie difensive, visto che eravamo già indagati. Le anomalie del Tribunale dei ministri sono tali e tante che il relatore ha adombrato anche la possibilità che fosse dichiarata irricevibile”.
Un modo per giustificare le almeno tre versioni differenti fornite dai ministri e Mantovano dell’accaduto.
La risposta dei magistrati a Nordio
A stretto giro la risposta della Giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati: “La magistratura, nel pieno rispetto del dettato costituzionale e seguendo le procedure previste per i procedimenti nei confronti di componenti dell’esecutivo, ha adempiuto a un suo dovere d’ufficio. Stupisce e rammarica che il ministro della Giustizia, che ha un alto compito istituzionale, decida invece di venir meno a ogni principio di continenza, rispetto e misura, aggredendo in maniera scomposta dei colleghi, peraltro sorteggiati per far parte del Tribunale dei ministri, contraddicendo il più volte decantato intento di abbassare i toni”.
Il legale della vittima di Almasri chiederà di ricorrere in Cassazione
“Il voto di maggioranza odierno calpesta la Costituzione e la legalità internazionale”, ha commentato l’avvocato Francesco Romeo, legale di Lam Magok Biel Ruei, testimone e vittima delle torture del generale libico, “chiederemo al Tribunale dei Ministri di sollevare conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato innanzi la Corte Costituzionale per ristabilire il principio previsto dalla nostra Carta Fondamentale secondo cui spetta all’autorità giudiziaria il potere di applicare la legge e garantire cosi la celebrazione del processo nei confronti di Nordio, Piantedosi e Mantovano”.