L'Editoriale

Meloni con vista Quirinale

Meloni con vista Quirinale

Una suggestione? O piuttosto una tentazione? Di certo, da mesi, indiscrezioni e retroscena sulle ambizioni di Giorgia Meloni rimbalzano sulle pagine dei principali quotidiani nazionali. Se ufficialmente l’intenzione della presidente del Consiglio sarebbe quella di ricandidarsi alle politiche del 2027 per ottenere un secondo mandato a Palazzo Chigi, il vero obiettivo della prima premier italiana donna sarebbe quello di colorare di rosa, per la prima volta nella storia repubblicana, anche la poltrona del Quirinale.

La tempistica, d’altra a parte, è congeniale. Il mandato bis di Sergio Mattarella scadrà nel 2029, due anni dopo l’eventuale riconferma di Meloni a Palazzo Chigi. Una precondizione per le sue ambizioni quirinalizie: la vittoria alle prossime politiche le garantirebbe una maggioranza parlamentare di partenza – anche piuttosto solida qualora nel frattempo passasse la riforma elettorale con premio di maggioranza che le destre avrebbero già in cantiere – dalla quale lanciare la scalata al Colle. Come si dice, se son rose fioriranno. Ma c’è chi è pronto a scommettere che se Meloni sarà davvero della partita per raccogliere il testimone di Mattarella, c’è un segnale inequivocabile per capirlo in anticipo, già in questa legislatura: il destino della riforma costituzionale che dovrebbe rimpiazzare l’attuale sistema parlamentare con il tanto sbandierato premierato.

Una vecchia conoscenza dei palazzi della politica, ex parlamentare di lungo corso, lo spiega così. “Se Meloni davvero intendesse correre per la successione a Mattarella, la riforma del premierato finirà quasi certamente sul binario morto. Le due cose non stanno insieme, anzi, l’una esclude l’altra”, argomenta passeggiando nel transatlantico di Montecitorio. Il nesso è evidente. “Il premierato, checché ne dica il centrodestra magnificandone i pregi, prevede, se non uno svuotamento, un drastico ridimensionamento dei poteri del Presidente della Repubblica – prosegue nel ragionamento -. In questi primi tre anni di governo Meloni ha dimostrato, nell’esercizio delle funzioni di presidente del Consiglio, una spiccata propensione al comando e una buona dose di decisionismo. Ce la vedete a correre per una poltrona che, di fatto, ridimensionerebbe il suo ruolo, oscurandolo rispetto a quello di un premier eletto direttamente dai cittadini?”.

Sarà forse solo una coincidenza ma, guarda caso, dopo il primo via libera del Senato, arrivato a giugno 2024, dopo oltre un anno il premierato è ancora impantanato alla Camera. Ufficialmente per il nodo della legge elettorale. A due anni dalla fine della legislatura, quindi, mancano all’appello tre passaggi parlamentari oltre al referendum confermativo per dare alla luce la riforma. Sempre che sia ancora nei piani di Giorgia.