Nonostante il silenzio (o forse proprio a causa del silenzio) dei vertici di TeleMeloni, non accenna a sgonfiarsi il caso di Incoronata Boccia, la direttrice dell’ufficio stampa della Rai che al convegno dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei) e Cnel aveva negato l’uccisione di civili da parte dell’esercito israeliano.
Cosa aveva detto Boccia
“Si è parlato spesso del cinismo e della spietatezza dell’esercito israeliano. Eppure non esiste una sola prova che siano state sventagliate mitragliate contro i civili inermi. Questo veniva raccontato, è stato detto senza alcuna verifica delle fonti. Vergogna, vergogna, vergogna”, aveva detto, aggiungendo a proposito di Hamas: “La vogliamo candidare all’Oscar per la migliore regia?”. Immediate lunedì si erano scatenate polemiche, con richieste di dimissioni e di interventi da parte dei vertici di Viale Mazzini.
Chiesta un’informativa urgente a Urso
Né le dimissioni né gli interventi sono arrivati. Così ieri Avs, M5s e Pd hanno chiesto un’informativa urgente del ministro Adolfo Urso alla Camera. Quelle di Boccia, in merito ai morti a Gaza, “sono parole indegne, che riempiono di vergogna il servizio radio-televisivo”, ha detto in aula l’Avs Angelo Bonelli. “Chiediamo se la direttrice ha rispettato il codice etico e il contratto di sevizio della Rai, che impone di determinare la capacità di fare informazione – ha proseguito Bonelli –, perché questa non è informazione”. “Chiediamo inoltre se il Governo intenda prendere le distanze da simili affermazioni. Boccia si deve dimettere, perché ha riempito di vergogna il servizio pubblico radiotelevisivo”, ha sottolineato il deputato Avs.
“Riteniamo quelle di Boccia parole vergognose, inaccettabili, perché provengono da chi lavora per il servizio pubblico, che dovrebbe raccontare agli italiani la verità, non tesi di comodo per favorire qualcuno, il Governo, Stati esteri, chi ha commesso un genocidio”, ha aggiunto il 5 Stelle Marco Pellegrini.
“Pretendiamo le dimissioni di questa signora”, ha aggiunto. “La gravità e l’inappropriatezza delle parole della responsabile della comunicazione di una delle aziende più importanti richiedono non solo un’informativa ma anche le dimissioni di Boccia”, ha commentato la Pd Ouidad Bakkali.
Il consigliere Rai Natale: “Necessaria una risposta dai vertici Rai”
“Ho atteso per tutta la giornata di ieri che la direttrice dell’Ufficio Stampa Rai o una nota aziendale spiegassero o circoscrivessero il senso delle affermazioni fatte da Boccia al convegno del Cnel”, scrive il consigliere Rai, Roberto Natale, “Quel chiarimento resta indispensabile, perché è semplicemente inaccettabile la sommarietà dei giudizi tranciati sul modo in cui l’informazione italiana – anche quella Rai, par di capire – ha lavorato in questi due anni sulla tragedia israelo-palestinese”.
“Giornaliste e giornalisti del servizio pubblico, insieme a tanti altri colleghi, non hanno partecipato – sottolinea Natale – a nessun ’suicidio della professione’, non sono state conniventi comparse sui set che avrebbe allestito Hamas. Hanno fatto del loro meglio nelle condizioni più difficili, mentre le organizzazioni di categoria continuavano, purtroppo inutilmente, a chiedere di avere accesso a Gaza. Quel loro lavoro merita rispetto, anziché sentenze di superficiale genericità”.
Sul tema è intervenuto – nuovamente – anche l’Usigrai, che ha stigmatizzato come “l’Azienda resti muta”. Per il sindacato “i vertici Rai, il Cda e Giampaolo Rossi in particolare, devono rispondere su questa vicenda che lascia tutti senza parole. Anche perché quelle pronunciate dalla direttrice Boccia sono state solo una sequela di accuse infondate all’informazione, anche quella Rai”.
Solo l’Unirai difende Boccia
A difesa della ex vice-direttrice del Tg1 è intervenuto invece il sindacato di destra Unirai che ha espresso “piena e sincera solidarietà” a Boccia, “oggetto in queste ore di attacchi personali, calunnie e veri e propri inviti alla punizione, in seguito a dichiarazioni manipolate e decontestualizzate”.
Per l’Unirai nel suo intervento “Boccia non ha mai negato le stragi di civili, ma ha correttamente richiamato la categoria al dovere di un giornalismo fondato sulla verifica e sulla contestualizzazione delle notizie”.
L’attacco Unirai ad Albanese e a Goracci
Per l’Unirai sarebbero “gravissime, invece, le dichiarazioni pubbliche e i toni intimidatori con cui la relatrice Onu Francesca Albanese ha invocato ’punizioni’ e ’indagini’ contro una giornalista del servizio pubblico solo per aver espresso un pensiero critico. Un metodo inaccettabile, di sapore brigatista, che rievoca tempi bui e rappresenta un pericolo concreto per la libertà di stampa e per la sicurezza personale della collega”.
“Allo stesso tempo”, continua il sindacato, “denunciamo il silenzio assordante di chi oggi tace di fronte a queste aggressioni, mentre non ha avuto remore nel difendere altre posizioni apertamente faziose e documentate come fake news diffuse da colleghi del servizio pubblico come Lucia Goracci, denunciata da numerose associazioni per la lotta all’antisemitismo”. Unirai conclude definendosi “scorta mediatica per la collega”.