L'Editoriale

Poveri noi!

Poveri noi!

Sembra passato un secolo da quando, dai banchi dell’opposizione, Giorgia Meloni tuonava contro la dittatura delle agenzie di rating. Che un tempo definiva “inutili”, vergando interrogazioni parlamentari per chiedere di “rendere noti i padroni o gli azionisti” e dileggiandone i pronostici come quelli di “una cartomante”. Ma che ora, in mancanza di altri numeri decenti da esibire al suo elettorato, si è ridotta ad applaudire per magnificare le gesta del suo governo.

Sempre meglio, d’altra parte, degli ultimi dati sulla povertà assoluta. Una condizione, come certificato ieri dall’Istat, che nel 2024 ha travolto oltre 2,2 milioni di famiglie per un totale di 5,7 milioni di italiani, tra i quali quasi 1,3 milioni di minorenni. Per non parlare della povertà relativa che, sempre l’anno scorso, ha bussato alle porte di oltre 2,8 milioni di famiglie e 8,7 milioni di italiani. Prova e conseguenza delle politiche di un governo che ha fatto della guerra ai poveri, anziché alla povertà, il suo manifesto elettorale. Passando, come se niente fosse, dalla crociata contro il Reddito di cittadinanza alle barricate sul Salario minimo.

E il peggio deve ancora arrivare. Mentre continuiamo a sperperare miliardi in armi, tra il folle piano di riarmo Ue da 800 miliardi di euro e il 5% del Pil imposto ai Paesi Nato da Trump, arrivano le prime conferme di ciò che si sapeva già. Per la prossima manovra restano due spicci in cassa. Tradotto: meno sanità pubblica a vantaggio di quella privata (per chi potrà permettersela), meno istruzione, meno servizi. In attesa del prossimo video senza contraddittorio in cui Giorgia tornerà a raccontarci che va tutto a gonfie vele. Poveri noi!