Il governo fa cassa anche con la tassa di soggiorno

Il governo consentirà ai Comuni di aumentare la tassa di soggiorno nel 2026, ma una parte del maggior gettito finirà nelle casse dello Stato.

Il governo fa cassa anche con la tassa di soggiorno

Il governo punta ad aumentare gli incassi anche attraverso tasse più alte. E, nello specifico, grazie alla possibilità, per i Comuni, di incrementare la tassa di soggiorno. Imposta che solitamente va agli enti locali, appunto, ma che in parte finirà anche nelle casse dello Stato. Il dl Anticipi collegato alla Manovra, infatti, conterrà una proroga per il 2026 delle misure incrementali sulla tassa di soggiorno: il maggior gettito sarà destinato per il 70% agli impeghi previsti, quindi ai Comuni per il turismo, i beni culturali e i servizi pubblici locali, e per il 30% al bilancio statale. Risorse che andranno a incrementare il Fondo per l’inclusione delle persone con disabilità e il Fondo per l’assistenza ai minori.

Il trucchetto del governo: aumenta la tassa di soggiorno e ci guadagna anche lo Stato

I Comuni potranno quindi aumentare la tassa di soggiorno nelle strutture ricettive anche il prossimo anno, fino a un massimo di 7 euro e di 12 euro nelle città d’arte. Cifre non di poco conto, se consideriamo che nel 2025 è stato toccato un nuovo record per gli incassi legati alla tassa di soggiorno: 1 miliardo e 186 milioni (+15,8% rispetto all’anno scorso), come spiega all’Ansa Massimo Feruzzi, responsabile dell’Osservatorio nazionale sulla tassa di soggiorno di Jfc. Nel 2026 gli incassi previsti con l’incremento delle tariffe saranno ancora più alti, forse fino a quota 1,3 miliardi. Secondo il Codacons, però, qualsiasi aumento si trasformerebbe “in un enorme regalo per i Comuni e in un danno per il turismo”. E a guadagnarci, stavolta, sarà anche lo Stato, senza però benefici reali per il turismo.