Le Lettere

Zerbini e scendiletto

Prima l’Italia non pagava dazi agli Usa, adesso invece paghiamo il 15%, mentre i beni americani in Europa non pagano nulla. Ma i nostri governanti non erano sovranisti e patrioti?
Wilma Ranno
via email

Gentile lettrice, sì, ma si erano scordati di dirci che erano patrioti americani e all’occorrenza anche israeliani. E non è solo questione di dazi. In tre anni di governo Meloni siamo passati da un vassallaggio silente che durava dal 1945 a uno stato di servitù attiva. Prima si viveva una sorta di tran tran con l’egemonia statunitense determinante nelle decisioni politico-economiche, ma che ci lasciava qualche spazio di libertà. Vigeva un regime abitudinario, quasi familistico, di semi sovranità su ciò che non era cruciale per gli interessi americani. Adesso quella condizione si è mutata da feudale in servile (dal latino servus, schiavo). Gli italiani lavorano per arricchire il popolo americano, come accadeva ai sudditi delle colonie. Lo si evince da un’analisi oggettiva. Il governo, dopo la richiesta di impegnare negli armamenti non più il 2% del Pil bensì il 5%, ha aumentato la spesa militare di ben 12 miliardi annui per il triennio 2025-27, un’enormità. E significa che quasi l’intera la somma è traferita ipso facto agli Stati Uniti. Ma non è tutto. Meloni s’è impegnata anche a un forte aumento di acquisti di gas americano, che costa il doppio del prezzo di mercato e il quadruplo del gas russo. E infine ha garantito 10 miliardi di investimenti su territorio Usa, ovvero altre risorse sottratte all’Italia. Queste infamie non sarebbero possibili se al governo non ci fosse una classe di zerbini e scendiletto.

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