Dopo giorni di ragionamenti e indiscrezioni, Donald Trump ha sciolto le riserve scegliendo di perseguire la via muscolare – e non quella del dialogo – con Mosca. A margine del vertice con il Segretario generale della Nato Mark Rutte nello Studio Ovale, il presidente degli Stati Uniti ha annunciato la cancellazione del faccia a faccia con Vladimir Putin e la firma di un nuovo pacchetto di sanzioni sul petrolio russo. “Non sentivo che saremmo arrivati dove dovevamo arrivare (con il faccia a faccia, ndr), quindi l’ho cancellato”, ha spiegato. “Ma lo faremo in futuro. Intanto è arrivato il momento di agire”.
Le misure annunciate dal tycoon colpiscono direttamente Rosneft e Lukoil, due pilastri dell’economia energetica russa. Un segnale politico e strategico, più che economico, con cui Washington intende ridurre le entrate di Mosca e forzare la mano su un cessate il fuoco in Ucraina. “Pensavamo che la situazione sarebbe stata più semplice, ma si sta rivelando più complessa del Medio Oriente. Anche questa crisi, però, si risolverà”, ha aggiunto Trump, che ha difeso la decisione di non fornire a Kiev i missili Tomahawk: “Servirebbero mesi di addestramento. Non è realistico”.
A sostenerlo apertamente è stato lo stesso Rutte, a dir poco euforico davanti alle dichiarazioni muscolari del leader della Casa Bianca. Dopo l’incontro, il Segretario generale della Nato ha affermato che le nuove sanzioni americane “costringeranno Mosca a sedersi al tavolo dei negoziati”. Intervistato da Fox News, Rutte ha sottolineato che “fermare i combattimenti è esattamente l’approccio giusto. Ora dobbiamo assicurarci che i russi accettino il dialogo: le sanzioni li aiuteranno a capirlo”.
Il leader olandese ha poi confermato che gli Stati Uniti intendono partecipare attivamente alle garanzie di sicurezza per l’Ucraina, pur ribadendo la linea comune dell’Alleanza: “La Nato sostiene Kiev, ma tutti noi vogliamo che questa guerra finisca. I russi hanno perso oltre ventimila uomini solo nell’ultimo mese. Non è sostenibile per nessuno”.
A stemperare i toni, ma solo in parte, è intervenuto il Segretario di Stato americano Marco Rubio, che ha confermato l’apertura diplomatica di Washington: “Gli Stati Uniti vogliono ancora incontrare la Russia. Siamo interessati a un dialogo se c’è l’opportunità di raggiungere la pace”.
Le reazioni dopo il discorso di Trump
Ma da Mosca le reazioni non si sono fatte attendere. Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev, ha parlato apertamente di “atto di guerra”. “Gli Usa sono i nostri avversari, e il loro loquace pacificatore si è ormai imbarcato sul sentiero di guerra contro la Russia”, ha scritto su Telegram. “Questo non cambia il punto: le decisioni prese da Trump sono un atto di guerra contro di noi”.
Nel frattempo, da Bruxelles è arrivato il via libera formale dell’Unione Europea al diciannovesimo pacchetto di sanzioni contro Mosca. Le nuove misure colpiscono l’export di gas naturale liquefatto e limitano la libertà di movimento dei diplomatici russi nei Paesi membri. “Per la prima volta colpiamo il cuore dell’economia di guerra russa: il settore del gas”, ha dichiarato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. “Non cederemo finché il popolo ucraino non avrà una pace giusta e duratura”.
Sulla stessa linea l’Alto rappresentante Ue Kaja Kallas, che ha spiegato come le restrizioni mirino anche a banche russe, crypto exchange e società in India e Cina. “Per Putin sarà sempre più difficile finanziare questa guerra”, ha detto.
L’euforia di Zelensky
Un annuncio che ha scatenato l’entusiasmo di Volodymyr Zelensky, arrivato a Bruxelles per il summit europeo: “Il diciannovesimo pacchetto di sanzioni è molto importante, così come quelle americane. È un segnale forte al mondo: altri Paesi possono aggiungersi. Continueremo a fare pressione su Putin finché non fermerà questa guerra”. Il presidente ucraino ha poi escluso ogni ipotesi di concessione territoriale: “Siamo pronti a negoziare, ma servono discussioni oneste e una pace duratura”.
Non tutto il mondo, però, applaude. Dalla Cina è arrivata una condanna netta delle nuove misure. “Pechino si oppone costantemente alle sanzioni unilaterali che non si basano sul diritto internazionale”, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri Guo Jiakun, denunciando anche le misure europee contro 12 aziende cinesi accusate di aggirare le restrizioni.
Intanto sul terreno la guerra non rallenta. Nelle ultime 24 ore sono stati registrati 126 scontri tra le forze ucraine e l’esercito russo, cinquanta dei quali lungo l’asse di Pokrovsk. Mosca ha lanciato 29 missili, 95 raid aerei e oltre 4.800 attacchi di artiglieria. Kiev ha risposto colpendo quattro aree di concentrazione di truppe, un deposito di munizioni e due centri di controllo.
Una nuova escalation che conferma quanto la pace, oggi, resti ancora un traguardo lontano.