«Insistendo sulla linea politica che abbiamo tenuto finora». È la risposta di Arturo Scotto alla domanda su come la maggioranza che sostiene Elly Schlein intenda reagire alla nuova corrente riformista del Pd che sta nascendo a Milano. Nessun allarme, nessuna contromossa muscolare: l’indicazione è di non deviare dal tracciato. E non è un caso che la reazione del Nazareno sia stata calibrata sull’arte della sottrazione.
Riformisti Pd, il convegno che parla più ai giornalisti che al partito
Il convegno “Crescere”, messo in scena il 24 ottobre a Milano con Pina Picierno, Lorenzo Guerini, Marianna Madia, Simona Malpezzi, Beppe Sala, Graziano Delrio e altri esponenti dell’area moderata, è stato raccontato come l’avvio di una nuova geometria interna.
I riformisti hanno scelto parole chiave costruite per evocare un’idea di serietà di governo: crescita, Pnrr, innovazione, affidabilità internazionale. Nel mirino, in modo più o meno esplicito, l’asse con il Movimento 5 Stelle e la linea sociale della segretaria. Il messaggio è stato indirizzato tanto alla leader quanto al pubblico moderato fuori dal partito: «il Pd non può vivere solo di salario minimo e diritti civili, deve tornare a parlare alle imprese».
Per alcuni osservatori, un avviso di sfratto. Per la segreteria, un déjà-vu. Picierno ha evocato l’identità del “riformismo di popolo” contro chi «si accontenta dei diritti senza crescita», mentre in platea si ragionava già di come preparare un congresso “per chiarire la linea”, più che per aprire un confronto.
Pd, La consegna del silenzio e il messaggio implicito
La risposta ufficiale di Schlein – «bene la discussione, ora concentriamoci sulla manovra» – ha volutamente declassato l’evento. Nessun botta e risposta, nessuna polarizzazione interna. Il vero segnale è arrivato dal gruppo parlamentare: un silenzio compatto, strategico, costruito per negare ossigeno mediatico a chi sperava in una dialettica interna da trasformare in caso politico.
Boccia, capogruppo al Senato, si è limitato a ribadire che il partito farà la sua battaglia sulla legge di bilancio difendendo salari, welfare e scuola. Chiara Braga, alla Camera, ha ricondotto tutto sul terreno del lavoro parlamentare. Taruffi, responsabile organizzazione, ha insistito sul bisogno di costruire una proposta alternativa al governo Meloni, senza disperdere energie nella topografia delle correnti. Nessuno ha attaccato i riformisti: la decisione è stata quella di sorvolare, segnalando che la segreteria non intende concedere legittimità a una piattaforma che, per ora, resta confinata nei convegni.
Scotto, che interpreta il ruolo di cerniera tra la segreteria e il gruppo, ha cristallizzato il messaggio: si va avanti, si difende la linea, si misurano i risultati nelle prossime prove elettorali. La sensazione, tra i parlamentari più vicini a Schlein, è che l’iniziativa milanese interessi più a chi scrive di politica che a chi la pratica dentro il partito. Non è la prima volta che una corrente riformista rilancia la bandiera della “vocazione maggioritaria” in chiave centrista. Il punto, per la segreteria, è che al momento nessuno dispone di un’alternativa programmatica in grado di sfondare nella società.
Il Nazareno non sottovaluta il rischio di un fronte centrista che, in caso di battute d’arresto alle regionali o nella costruzione del campo progressista, possa alzare la posta. La partita vera si giocherà su manovra e urne. Solo lì si vedrà se “Crescere” è l’inizio di una scalata o l’ennesimo congresso anticipato per commentatori politici. Nel frattempo, l’asse Schlein resta fermo sulla sua rotta. E risponde restando in movimento, ma senza inseguire i titoli.