Enrico Grosso per il No, Gian Domenico Caiazza per il Sì. Sono i due frontman che guideranno i comitati per il referendum costituzionale sulla Riforma della Giustizia. Ieri, col loro battesimo, ha preso ufficialmente il via la battaglia referendaria.
Grosso, l’allievo di Zagrebelsky, sostenuto dall’Anm
Grosso, torinese, avvocato e costituzionalista, professore ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Torino guiderà il fronte contrario alla riforma del Guardasigilli Carlo Nordio, sostenuto dall’Associazione Nazionale Magistrati. Allievo di Gustavo Zagrebelsky, Grosso è un esperto di democrazia rappresentativa e diretta. È inoltre il figlio di Carlo Federico Grosso, penalista impegnato in processi come quello relativo alla strage di Bologna, a quella del Rapido 904, o del crack Parmalat.
Niente politici nel comitato per il No al referendum
Il “Comitato per il No al referendum sulla giustizia”, mira a “sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi derivanti dalla riforma costituzionale sulla separazione delle carriere” e a “preservare l’attuale sistema di garanzie dei diritti dei cittadini”, come si legge nello statuto. Il comitato, che ha nel giudice Antonio Diella, membro del direttivo dell’Anm, il presidente esecutivo e come vicepresidenti Marinella Graziano e Gerardo Giuliano, è aperto a magistrati, avvocati, professori, esponenti dell’associazionismo e cittadini. Ha però escluso la possibile partecipazione a esponenti o ex membri di partiti politici, con lo scopo dichiarato di garantire l’indipendenza dai partiti di opposizione che pure sostengono il No.
Per il Sì in campo il think tank di Calenda
Sull’altro fronte, il comitato per il Sì, “Sì Separa”, creato per iniziativa dalla Fondazione Luigi Einaudi, think tank di ispirazione liberale vicino ad Azione di Carlo Calenda, sarà guidato dall’avvocato Gian Domenico Caiazza, ex presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane. Vi hanno aderito soprattutto esponenti del mondo forense, politici e giornalisti. Tra i suoi membri figurano infatti il presidente di +Europa, Matteo Hallissey, la politologa Sofia Ventura, l’ex giudice costituzionale Nicolò Zanon, e i giornalisti Alessandro Barbano, Pierluigi Battista, Andrea Cangini, Flavia Fratello e Claudio Velardi, oltre allo youtuber Ivan Grieco.
Di Pietro con il Sì
Vicino a Sì Separa si è dichiarato l’ex magistrato Antonio Di Pietro, il quale, pur chiarendo di non voler assumere ruoli politici, ha detto di sostenere la necessità di “rendere il sistema giudiziario più trasparente e responsabile”. Un network ramificato, quello del Sì, che può contare sull’appoggio, oltre che della Fondazione Einaudi, anche dell’Unione delle Camere Penali e dell’associazione Italiana Giovani Avvocati (AIGA).
Referendum, intanto i parlamentari raccolgono le firme
Ma ieri si è mossa anche la politica “ufficiale”: i gruppi parlamentari di Pd, M5s e Avs hanno inviato due lettere, identiche nel testo, al segretario generale della Camera e a quello del Senato per avviare la raccolta firme per la richiesta di referendum (ne servono 80 tra i deputati e 40 al Senato). A sottoscriverle i vicepresidenti vicari dei gruppi – Simona Bonafè, Carmela Auriemma e Marco Grimaldi per la Camera, Alfredo Bazoli, Alessandra Majorino e Tino Magni per il Senato.
Anche i parlamentari di maggioranza si sono già attivati e dalla prossima settimana partirà la raccolta delle firme. “Alla prima seduta utile del Senato, martedì prossimo, verrà annunciata la possibilità di apporre la firma e di conseguenza subito apporremo le nostre firme per chiedere il referendum”, ha dichiarato ieri a “Un giorno da pecora”, il capogruppo di Fratelli d’Italia in Senato Lucio Malan. Che ha anche ribadito come, se prevalesse il “no”, il governo non cadrà come accadde per Matteo Renzi. “Il governo è frutto del voto degli elettori”, ha detto, “Renzi ritenne di dimettersi perché lui non era stato votato dagli elettori”.
Cosa prevede l’iter
Circa la data del voto, questo dovrebbe avvenire in primavera, anche se la maggioranza ha già annunciato la volontà di anticiparlo il più possibile. Prima però la Cassazione dovrà verificare la regolarità e il numero delle firme dei parlamentari, mentre la Corte Costituzionale verificherà se la legge può essere oggetto di referendum e formulerà anche il quesito, il cui testo nella sostanza sarà quello della legge oggetto della consultazione. Quindi spetterà al Presidente della Repubblica indire il referendum per il quale non è previsto alcun quorum.