Pokrovsk sotto assedio e nuovo no di Trump all’invio dei Tomahawk. Per Zelensky le cose si mettono sempre peggio

Pokrovsk sotto assedio e nuovo no di Trump all'invio dei Tomahawk. Per Zelensky le cose si mettono sempre peggio

Pokrovsk sotto assedio e nuovo no di Trump all’invio dei Tomahawk. Per Zelensky le cose si mettono sempre peggio

Da un lato, l’accerchiamento di Pokrovsk da parte della Russia, che ormai non può più essere taciuto dall’esercito ucraino; dall’altro, le dichiarazioni di Donald Trump che, malgrado il via libera del Pentagono, ha nuovamente detto di “no” alla fornitura di missili Tomahawk a Kiev. Non è un grande momento per Volodymyr Zelensky, che continua a essere costretto a far fronte alle tante emergenze.

Pokrovsk sotto assedio, Kiev ammette

Guardando al campo di battaglia, la situazione peggiora di ora in ora. Dopo giorni in cui il Cremlino ha raccontato dell’avvenuto assedio della città di Pokrovsk, considerata uno snodo strategico per il fronte sud-orientale dell’Ucraina, e malgrado le continue – ma poco credibili – smentite delle autorità di Kiev, alla fine è arrivata l’ammissione da parte dell’esercito ucraino che le cose si sono messe davvero male. Come affermato da un militare della 68ª brigata, in un’intervista a Kyiv24, l’importante cittadina è diventata una “zona grigia”, con le forze russe avvistate in quasi tutti i quartieri.

Stando al racconto del militare, i russi non solo stanno avanzando, ma in queste ore stanno anche tentando di consolidare le proprie posizioni, con i combattimenti che si fanno sempre più intensi. “Il nemico è presente in piccoli gruppi in quasi tutte le aree urbane”, ha riferito il militare, precisando anche che al momento “non si può parlare di un controllo stabile da parte del nemico”, perché “la città resta una zona contesa”.

Tuttavia, ammette, il rischio di una disfatta è sempre più concreto. Una tesi confermata anche dal ministero della Difesa russo, secondo cui le forze armate di Mosca, nelle ultime 24 ore, hanno “respinto dieci attacchi” di truppe ucraine che tentavano di “uscire dall’accerchiamento” nella cittadina di Pokrovsk. Difficile prevedere cosa accadrebbe se l’esercito russo dovesse effettivamente sfondare le linee nemiche, conquistando il pieno controllo dell’insediamento.

Al momento, secondo diversi analisti militari occidentali, il rischio maggiore è che la caduta di Pokrovsk possa causare addirittura lo sfaldamento del fronte difensivo meridionale. Un’eventualità che, com’è facilmente intuibile, potrebbe portare a una forte accelerazione dell’avanzata dell’esercito di Vladimir Putin e che, proprio per evitarlo, sta spingendo il comando militare ucraino – finora senza grandi successi – a inviare sempre più uomini e mezzi per cercare di resistere e, magari, respingere l’esercito occupante.

Forniture a singhiozzo

Basterebbe questo per capire le difficoltà di Zelensky & Co., ma non è tutto. Dopo l’apertura del Pentagono che nel weekend – secondo quanto riportato dalla Cnn – ha dato parere favorevole all’eventuale invio di missili Tomahawk, scatenando l’entusiasmo delle autorità ucraina convinte che il via libera della Casa Bianca sarebbe arrivato a breve, è giunta l’ennesima doccia fredda da Trump. Il tycoon, infatti, ha nuovamente ribadito di non prendere in considerazione l’idea di fornire all’Ucraina i missili a lungo raggio, la cui gittata permetterebbe all’esercito ucraino di colpire gran parte del territorio russo.

Certo, non è un “no” categorico, ma appare chiaro che la decisione, salvo cambiamenti repentini d’umore, non sia destinata a mutare nel breve o medio periodo. Una posizione arrivata in modo inatteso e, per uno strano scherzo del destino, a poche ore dall’annuncio di Zelensky, che aveva dato conto del fatto che l’esercito “può ora contare su nuove batterie di Patriot per contrastare gli attacchi aerei russi” grazie a una fornitura da parte della Germania del cancelliere Friedrich Merz che, a suo dire, complice l’eventuale invio dei Tomahawk, avrebbe contribuito ad avvicinare “la fine della guerra che tutti stiamo aspettando”.

A rafforzare l’arsenale ucraino, però, ci starebbe pensando il governo britannico che, secondo uno scoop di Bloomberg, ha recentemente fornito all’Ucraina un nuovo lotto di missili da crociera Storm Shadow per consentire a Kiev di proseguire la sua campagna di attacchi a lungo raggio contro obiettivi in territorio russo, così da compensare le indecisioni della Casa Bianca in merito all’invio dei Tomahawk.

Le indiscrezioni di stampa e le dichiarazioni ufficiali sono state commentate dal vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitrij Medvedev, secondo cui “più l’Occidente spenderà per sostenere Kiev, più territori alla fine torneranno alla Russia e più terrificante sarà la fine del regime di Kiev”, che, a suo dire, è destinato a un’inesorabile disfatta militare.