Ponte sullo Stretto, faglie sismiche attive nell’area in cui sorgerà l’opera

Un documento certifica che l'area in cui dovrebbero sorgere i piloni del Ponte sullo Stretto presenta faglie sismiche attive

Ponte sullo Stretto, faglie sismiche attive nell’area in cui sorgerà l’opera

Tra i principali oppositori del Ponte sullo Stretto c’è Angelo Bonelli. E il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra e co-portavoce di Europa Verde, ieri, tra le tante motivazioni che dovrebbero scoraggiare il governo dall’insistere con l’opera, ha citato un documento scientifico pubblicato sulla rivista Science Direct. Documento che certifica che l’area in cui dovrebbero sorgere i piloni del Ponte sullo Stretto presenta faglie sismiche attive.

Uno studio conferma la pericolosità dell’area in cui deve sorgere il Ponte sullo Stretto

Lo studio, realizzato da un gruppo di ricercatori di altissimo livello “conferma – ha dichiarato Bonelli – in modo inequivocabile la pericolosità dell’area”. Il pilone di Cannitello – ha argomentato Bonelli – insiste su una faglia certa e attiva, e nonostante ciò il progetto non è mai stato modificato. Lo studio prende inoltre in considerazione la nuova faglia madre del terremoto del 1908, che sconvolge la faglia di progetto del ponte indicata negli elaborati del PD 2011 da Burraco e Valenzise. Questa nuova faglia obbligherebbe al rifacimento del progetto, perché rende completamente superata la progettazione attuale.

“La ragione per cui non viene aggiornato – ha sottolineato il deputato di Avs – è semplice e inquietante: il progetto risale a 28 anni fa e, come la stessa società Stretto di Messina ha ammesso nelle risposte alla Corte dei Conti, modificarlo significherebbe doverlo rifare integralmente. Ma non lo fanno, perché il vero obiettivo non è costruire un ponte, bensì sperperare 15 miliardi di euro di denaro pubblico”.

Bonelli (Avs): Meloni e Salvini irresponsabili

“Questo nuovo studio scientifico — ha incalzato Bonelli — rappresenta un ulteriore allarme che invieremo alle autorità competenti, perché conferma l’irresponsabilità della presidente Meloni e del ministro Salvini, che stanno mettendo a rischio la sicurezza dei cittadini pur di portare avanti un progetto pericoloso, vecchio e totalmente privo di validità tecnica”.

Questa è l’ultima osservazione critica a un’opera al centro oggi come non mai di polemiche. A partire da quelle scatenatesi dalla decisione con cui la Corte dei Conti ha negato il visto di legittimità alla delibera del Cipess, necessario per far partire i lavori del Ponte.

La lunga scia di polemiche che accompagna il Ponte

Fra gli aspetti che più stanno animando il dibattito c’è, poi, il rispetto della direttiva Ue del 2014 sugli appalti, che pone una serie di condizioni stringenti per non dover ricorrere a una nuova gara in caso di aumento di prezzo oltre il 50%. Non è la fattispecie di questa opera, ha ribadito Pietro Ciucci, l’ad di Stretto di Messina, la società incaricata di sovrintendere alla costruzione: il possibile aumento a cui fa riferimento la direttiva, sostiene, “è relativo ai costi delle varianti lavori, mentre è detto in maniera esplicita che l’indicizzazione del prezzo non rientra tra le cause del superamento del 50% che obbliga a rifare la gara”.

Opposta è, come abbiamo visto, l’opinione del presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Giuseppe Busia. Ieri Ciucci è tornato a difendere l’opera. “Non c’è alcun project financing, ma un Piano Economico Finanziario con risorse pubbliche (13,5 miliardi) a fondo perduto che non devono essere rimborsate”, ha detto, commentando alcune interpretazioni emerse sulla stampa che sollevano dubbi sulla sostenibilità economica del Ponte.

“I ricavi complessivi attesi dal pedaggio sono pari a circa 125 milioni di euro che garantiscono, nel periodo di esercizio dell’Opera, l’equilibrio economico-finanziario della concessione e la copertura integrale dei costi operativi, della manutenzione ordinaria e straordinaria”, ha detto l’ad.

Fondi da blindare, Salvini si dice fiducioso

Nel prossimo Consiglio dei ministri, peraltro, è attesa un’informativa del ministro Matteo Salvini, che nei giorni scorsi ha indicato come priorità quella di mettere in sicurezza i 3 miliardi stanziati dalla manovra dell’anno scorso ai lavori del Ponte per il 2025, destinati a slittare almeno a febbraio. Per blindare quei fondi con tutta probabilità dovranno essere rimodulate le tabelle del bilancio.

Salvini, ieri, ha ribadito ottimismo. E si è detto sicuro che riuscirà a rispondere alla Corte dei Conti sui rilievi critici che evidentemente hanno motivato il no al visto di legittimità da parte dei giudici.