La Pa sempre più vecchia e pronta a svuotarsi: in dieci anni un terzo dei dipendenti pubblici andrà in pensione

La Pa invecchia e presto si svuoterà, con un terzo dei dipendenti statali che andrà in pensione nei prossimi dieci anni.

La Pa sempre più vecchia e pronta a svuotarsi: in dieci anni un terzo dei dipendenti pubblici andrà in pensione

La Pubblica amministrazione si svuota. E invecchia. Nel giro di dieci anni circa un terzo dei dipendenti pubblici andrà in pensione, secondo quanto emerge dall’Osservatorio sui lavori pubblici dell’Inps. L’istituto di previdenza analizza la struttura per età del pubblico impiego e, nel 2024, la classe di età modale è quella tra i 55 e i 59 anni, con quasi 662mila lavoratori, il 17,7% del totale.

Il 76,6% ha invece almeno 40 anni. Così, considerando che l’età pensionabile è fissata a 67 anni, “si può stimare che nell’arco di dieci anni (al massimo) circa un terzo dei dipendenti pubblici transiterà alla pensione”. La Pa, quindi, si svuoterà, con pochi giovani che in questi anni sono entrati nel pubblico impiego e hanno acquisito le competenze necessarie per portare avanti il lavoro di chi andrà in pensione.

Non solo una Pa più vecchia, le retribuzioni restano ferme

Ma l’allarme non riguarda solo il pensionamento del personale della Pa, perché l’altro problema è quello relativo alle retribuzioni. Nel 2024 per i 3,73 milioni di dipendenti pubblici, la retribuzione media è stata di 35.350 euro, con un numero medio di giornate retribuite pari a 283. Mentre la variazione percentuale del numero di lavoratori sul 2023 è pari al +1,5%, la retribuzione media sale invece solo dello 0,6%, con un numero medio di giornate retribuite che scende dello 0,3%.

Il gruppo contrattuale più numeroso è quello della Scuola con il 39,6% dei dipendenti pubblici, seguito dal Servizio Sanitario con il 20%, dalle Amministrazioni locali (Regioni, Province, Comuni) con il 14,9% e dalle Forze Armate, Corpi di polizia e Vigili del Fuoco con il 13,9%. Rispetto alla tipologia contrattuale il numero di lavoratori pubblici con contratto a tempo indeterminato nel 2024 è pari a 3.106.473 lavoratori, l’83,1% del totale, con una retribuzione media annua di euro 39.087 e 302 giornate medie retribuite.

Rispetto al genere, le lavoratrici superano i maschi sia nel complesso con un’incidenza del 61% sia in gran parte delle classi di età con quote sempre vicine al 60%; fanno eccezione le classi fino a 19 anni e da 20 a 24 anni dove l’incidenza del genere femminile è rispettivamente del 33% e 42%. La retribuzione media annua risulta differenziata sia per età sia per genere. In particolare, aumenta al crescere dell’età fino a stabilizzarsi dai 50 anni in poi ed è costantemente più alta per il genere maschile (41.117 euro contro 31.679 euro per le donne). Tale divario retributivo è massimo nelle classi di età 20-24 anni e 65 e oltre, in cui la retribuzione media delle lavoratrici è pari al 70,5% di quella dei maschi, il divario tocca il minimo nella classe fino a 19 anni in cui la retribuzione media delle donne è pari all’83,1% di quella dei maschi. Un divario legato anche alla maggior presenza di lavoro part-time tra le donne.