Emigrazione italiana, il 2024 anno record per gli espatri: +38%. In fuga soprattutto i giovani

Dopo la crisi del 2008, gli espatri dall'Italia sono cresciuti, toccando nel 2024 il record storico. In fuga soprattutto i giovani

Emigrazione italiana, il 2024 anno record per gli espatri: +38%. In fuga soprattutto i giovani

L’ultimo schiaffo al governo Meloni che si vanta di aver restituito agli italiani, dopo tre anni di governo, un Paese più solido e più saldo, con un’occupazione record e un’economia dai conti in ordine, arriva dal Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes. Tra il 2006 e il 2024 l’emigrazione italiana è diventata un fenomeno strutturale. Dopo la crisi del 2008, gli espatri sono cresciuti costantemente, toccando nel 2024 il record storico di 155.732 partenze. L’Europa resta il baricentro della mobilità italiana (76% degli espatri), con Regno Unito, Germania e Svizzera in testa.

I numeri dell’emigrazione italiana

Le costanti? Una spinta migratoria legata a fragilità strutturali del Paese e a un sistema bloccato – lavoro precario, disuguaglianze territoriali, riconoscimento del “merito” – oltre a una dimensione di scelta, curiosità e progettualità personale. Le partenze nell’ultimo anno di italiani espatriati all’estero ha visto il superamento della pandemia e della Brexit. Da gennaio a dicembre 2024 si sono iscritti all’Anagrafe italiani residenti all’estero (Aire) per la sola motivazione “espatrio” 123.376 cittadini italiani.

“È evidente la piena ripresa della mobilità italiana: +38% rispetto all’anno precedente che, in valore assoluto, si traduce in circa 34 mila partenze in più”, sottolinea il Rapporto. Complessivamente al 1° gennaio 2025 gli iscritti all’Aire sono 6.412.752 milioni. L’aumento registrato riguarda prevalentemente i giovani e i giovani adulti.

Un fenomeno che riguarda soprattutto i giovani

In particolare, nella classe di età 18-34 anni si rileva un +47,9% rispetto all’anno precedente a cui unire il +38,5% della classe immediatamente successiva (35-49 anni). La componente dei giovani e dei giovani adulti, quindi, nell’insieme raggiunge il 72,2% del totale delle iscrizioni per espatrio avvenute lungo il corso del 2024 (era il 68,8% l’anno precedente) ed è sempre più interprete indiscussa dell’attuale esperienza migratoria dall’Italia.

In un crescendo di presenze all’estero, aumenta il livello di istruzione dei protagonisti di questi flussi che, stando agli ultimi dati Istat disponibili sugli espatri nel 2024, sono, però, solamente per meno di un terzo laureati o dottori di ricerca (31,8%). Piuttosto, il 36,1% sono diplomati ai quali aggiungere i possessori di licenza media (31,1%). Contrariamente alla narrazione più diffusa, in sintesi, in un generale e proficuo aumento della preparazione della popolazione italiana, chi parte, oggi, è sì giovane e giovane adulto, ma è anche soprattutto diplomato.

Il Sud si svuota: giovani in fuga verso il Centro-Nord

Ma c’è un altro dato che fa riflettere e che sconfessa la narrazione meloniana sul Sud diventato locomotiva del Paese. Nel periodo 2014-2024 i cittadini italiani che si sono trasferiti dal Mezzogiorno al Centro-Nord sono stati, nel complesso, circa un milione e 98 mila, mentre gli individui che hanno compiuto lo spostamento opposto, dal Centro-Nord al Mezzogiorno, sono stati, complessivamente 587 mila.

Anche qui la mobilità ha riguardato soprattutto i più giovani. Nel periodo 2014-2024, in quasi la metà dei casi (48,5%), lo spostamento ha riguardato, infatti, giovani di età compresa tra i 20 e i 34 anni. Su 5 giovani di 20-34 anni emigrati dal Mezzogiorno al Centro-Nord, circa due erano in possesso della laurea al momento del trasferimento (43,0%), altri due del diploma di scuola secondaria superiore (42,5%) e meno di uno su 5 (14,5%) possedeva la licenza media. Le partenze di questi ultimi dal 2014 al 2024 sono diminuite del 65%, mentre i trasferimenti verso il Centro-Nord dei laureati sono aumentati di oltre il 50%.

Le partenze della componente più giovane della popolazione, se non rimpiazzate da altrettanti ingressi, costituiscono un fenomeno dalle rilevanti conseguenze, da un punto di vista demografico ma anche sociale ed economico.

Le partenze dei più giovani erodono infatti la componente più attiva della popolazione, cioè quella formata da individui che potrebbero contribuire al rinnovamento demografico e sociale, attraverso la formazione di nuove famiglie, o che potrebbero costituire una risorsa rilevante per il mercato del lavoro, non solo perché più giovani ma anche perché in possesso di nuove conoscenze.