Se Istat, Bankitalia e Ufficio parlamentare di Bilancio smontano la Manovra del governo Meloni, che toglie ai poveri per dare ai ricchi, la risposta dell’esecutivo non si fa attendere. E può essere riassunta in due parole: sbagliano tutti. Intervistato dal Sole 24 Ore, il giornale della Confindustria, salito nelle scorse settimane agli onori delle cronache per un’intervista – diciamo così – non particolarmente ficcante alla premier che ha scatenato l’ira (e lo sciopero) della redazione, il vice ministro con delega al Fisco, Maurizio Leo (FdI), contesta in particolare l’analisi dell’Istat.
Perché “fotografa la dimensione familiare” dell’Irpef, laddove, essendo l’Imposta sul reddito delle persone fisiche “personale”, la valutazione redistributiva, a suo avviso, “deve essere condotta sui redditi individuali, non su quelli familiari”. Anche se, a ben vedere, per capire chi effettivamente beneficia del taglio del carico fiscale, il riferimento alla dimensione familiare del contribuente, respinto al mittente proprio dall’esponente di Fratelli d’Italia, è la metodologia standard più diffusamente adottata nelle rilevazioni. Tipo quelle effettuate, per esempio, dall’Ufficio parlamentare di Bilancio. Di certo non stupisce più di tanto la replica stizzita del governo alle critiche.
Un copione che si ripete puntualmente ogni volta che un numero rischia di rovinare il racconto sovranista di un Paese solido (promosso dalle Agenzie di rating, un tempo bollate come “inutili” da Meloni), con un’occupazione record (ma imbottita di precari e lavoratori poveri) e i conti in regola (grazie all’ennesima manovra a base di austerity). Una narrazione che traballa anche di fronte ai numeri dell’ultimo rapporto della Fondazione Migrantes, che indicano il 2024 come l’anno della grande fuga degli italiani all’estero. Con il record storico di 155.732 partenze.
Un vero e proprio esodo dal Paese di Bengodi che, evidentemente, vedono solo a Palazzo Chigi. E che interessa soprattutto i giovani tra i 18 e i 34 anni (+47,9%) e gli adulti tra i 35 e i 49 (+38,5%). Una questione seria che richiederebbe soluzioni altrettanto serie. E non certo un governo abituato a risolvere i problemi nascondendoli come la polvere sotto al tappeto.