Ci risiamo. Passano le settimane, i mesi e gli anni, ma Mosca non cambia registro e continua a ripetere di essere pronta a tornare al tavolo dei negoziati con Kiev, salvo poi non dare mai seguito ai fatti. “La Russia è disponibile a riprendere i colloqui diretti a Istanbul, ma la palla è nella metà campo ucraina”, assicura Alexei Polischuk, capo del dipartimento del ministero degli Esteri russo.
Un messaggio apparentemente distensivo, che tuttavia non rinuncia al consueto scaricabarile sull’amministrazione ucraina, accusata di rifiutare le trattative — un’accusa che suona poco credibile alla luce di quanto accade al fronte, dove l’offensiva russa non accenna a rallentare.
Sul terreno, infatti, la pressione di Mosca cresce di ora in ora, al punto che si fanno sempre più insistenti le voci su un possibile collasso del fronte difensivo allestito da Kiev. Del resto, lo stesso presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dovuto ammettere – dopo giorni di smentite di facciata – che l’esercito è in difficoltà, faticando non poco a contenere l’avanzata nemica.
A pesare non sono solo le mancate forniture di armi dagli alleati – in particolare dagli Stati Uniti, con Donald Trump che da tempo ha deciso di sganciarsi dal conflitto – ma anche la crescente incertezza politica internazionale.
Da Washington, secondo quanto riferisce il Kyiv Post citando fonti anonime dell’amministrazione Zelensky, arrivano segnali a dir poco preoccupanti: consiglieri vicini al presidente Trump starebbero spingendo per eliminare, in una futura risoluzione ONU, i riferimenti alla condanna dell’occupazione russa della Crimea e delle altre regioni invase. Un messaggio che a Kiev suona come un campanello d’allarme.
Per l’Ucraina si mette male
A preoccupare è soprattutto la situazione sul terreno, che si fa sempre più critica. Sul fronte nord-orientale la battaglia è sempre più intensa: nella regione di Kharkiv le truppe russe avanzano nella parte occidentale di Kupyansk, dove – secondo i rapporti diffusi dal ministero della Difesa di Mosca – avrebbero “sgombrato” intere aree urbane. Le forze ucraine, riferiscono fonti militari russe, si sarebbero trincerate nelle foreste alla periferia meridionale della città e, di fatto, sarebbero in rotta.
Drammatica la situazione a Kharkiv che, dopo giorni di relativa calma, è tornata sotto attacco: tre droni Shahed hanno colpito la zona centrale della città, danneggiando un impianto industriale e diverse abitazioni nel quartiere di Kholodnohirskyi. Un raid in cui, secondo fonti mediche, almeno cinque civili sono rimasti feriti.
Traballa il fronte difensivo dell’Ucraina
Non va meglio neanche a sud, dove la pressione russa continua ad aumentare. Il ministero della Difesa di Mosca ha annunciato la conquista del villaggio di Sukhyi Yar, a sud di Pokrovsk, dove da settimane infuriano i combattimenti e dove, nelle ultime ore, si sono rincorse voci sulla presunta resa di militari ucraini. Rumors che, però, Kiev smentisce seccamente, sostenendo che si tratta di notizie diffuse dai media russi e che non sarebbero altro che “l’ennesimo esempio di propaganda del Cremlino”.
“Si tratta di disinformazione – ha dichiarato Oleksandr Zavtonov, portavoce del 30° Corpo dei Marines – i nostri uomini continuano a combattere e infliggono perdite al nemico.”
Quel che è certo è che, nelle ultime ventiquattro ore, la situazione è sensibilmente peggiorata, con le truppe di Kiev che hanno registrato oltre duecento scontri lungo la linea del fronte, in particolare tra Pokrovsk, Kupyansk e Zaporizhzhia. Proprio nella regione di Zaporizhzhia le forze ucraine si sono ritirate da cinque villaggi dopo intensi bombardamenti d’artiglieria. A nord-est di Huliaipole, i comandi di Kiev hanno confermato di aver perso le posizioni a causa della “distruzione de facto di tutti i rifugi e fortificazioni”.
Un arretramento che certifica la difficoltà crescente dell’esercito ucraino, impegnato su più fronti e con risorse sempre più ridotte.
Zelensky in tilt
Per quanto la situazione appaia compromessa, Kiev non rinuncia a colpire in profondità. Un drone ucraino ha attaccato un distretto industriale nella regione russa di Stavropol, provocando un incendio. Le autorità locali non hanno segnalato vittime, ma l’incidente dimostra che la capacità offensiva di Kiev, seppur limitata, resta attiva.
Di pari passo con gli scontri sul campo, prosegue anche la guerra dell’informazione, riacutizzatasi dopo la notizia di due giorni fa – diffusa dall’intelligence russa – secondo cui sarebbe stata sventata un’operazione terroristica false flag con cui Kiev avrebbe voluto trascinare la NATO nel conflitto.
L’ultima accusa arriva ancora dal FSB russo, che sostiene che i servizi segreti ucraini abbiano pianificato un ulteriore attentato, questa volta contro il patriarca metropolita Tikhon, figura religiosa vicina al Cremlino. Secondo Mosca, sarebbero state raccolte “prove concrete” durante perquisizioni a Pskov e in Crimea.
Scandalo corruttivo a Kiev
Da Kiev, tuttavia, non sono arrivati commenti, segno che – secondo molti osservatori – anche questa accusa non sarebbe degna di replica. Ma non è tutto. A complicare la posizione di Zelensky ci sono anche le tensioni interne. In queste ore, infatti, sta facendo molto discutere il nuovo caso di corruzione che ha portato alla sospensione del ministro della Giustizia, Herman Galushchenko.
Ad annunciare la decisione è stata la premier ucraina, Yulia Svyrydenko, che ha sottolineato come “il Paese non possa permettersi ombre mentre chiede di accelerare l’ingresso nell’Unione Europea”. “Mi difenderò legalmente”, ha dichiarato l’ex ministro, che – malgrado le pesanti accuse – è apparso sereno.
L’inchiesta non è passata inosservata a Mosca, dove il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha colto l’occasione per affondare il colpo, affermando che l’indagine è “una conferma che i soldi occidentali vengono rubati dal regime di Kiev”.
Un’affermazione provocatoria che, secondo Kiev e Bruxelles, rientra nella strategia di discredito sistematico portata avanti da Mosca con l’obiettivo di allentare il sostegno occidentale all’ex repubblica sovietica.