“La posizione del regime di Kiev si sta deteriorando di giorno in giorno”. Le parole del portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, riportate dall’agenzia Ria Novosti, sintetizzano in poche battute il momento drammatico che sta affrontando l’esercito ucraino in queste ultime settimane. Sul fronte orientale, infatti, la pressione russa cresce di ora in ora, mentre le difese ucraine mostrano segni evidenti di logoramento e faticano sempre di più a contenere l’avanzata delle truppe di Vladimir Putin.
A confermare che la situazione sul campo è tutt’altro che sotto controllo è lo stesso presidente Volodymyr Zelensky che, dopo settimane trascorse a minimizzare le difficoltà, ora ammette che la guerra in Ucraina sta prendendo una brutta piega.
In un’intervista a Bloomberg, il leader ucraino ha riconosciuto che a Pokrovsk la situazione è “molto difficile”, precisando tuttavia che la decisione su un eventuale ritiro dell’esercito dalla città spetta ai comandanti militari. “Nessuno li costringe a morire per delle rovine”, ha detto Zelensky, assicurando che sosterrà i militari nelle scelte necessarie per salvaguardare la vita dei soldati.
Del resto, secondo il presidente ucraino, Mosca punta a conquistare Pokrovsk per inviare un messaggio politico a Donald Trump, dimostrando che la Russia è in grado di imporre la propria forza nell’est del Paese e che ormai non c’è più nulla da fare.
Diserzioni e ritirate: l’Ucraina è al collasso
Le difficoltà ucraine sono state confermate anche dal Financial Times, secondo cui nella zona di Pokrovsk le forze di Kiev soffrono una grave carenza di personale.
In alcuni tratti del fronte, scrive il quotidiano britannico, restano appena 4-7 soldati di fanteria per chilometro, con porzioni della linea difensiva sorvegliate soltanto da droni.
A peggiorare il quadro, sempre secondo il giornale, ci sarebbero circa 20 mila casi di diserzione registrati a ottobre, che rendono sempre più fragile la tenuta dell’esercito. Proprio per questo, secondo diversi analisti, la città “potrebbe cadere presto in mani russe”.
Sfortunatamente per Zelensky e i suoi, la tensione non riguarda solo il Donbass. Secondo fonti ucraine citate da Ukrinform, le truppe di Kiev si sarebbero ritirate da alcune posizioni nella regione di Zaporizhzhia, mentre Mosca sostiene che le forze ucraine arretrano anche lungo il fiume Oskol, nella zona di Kupyansk, nell’oblast di Kharkiv.
Il solito scaricabarile di Putin su Zelensky
Dal Cremlino, intanto, continuano a far sapere di essere disponibili a negoziare la fine del conflitto, salvo poi lanciare un sinistro avvertimento all’Ucraina.
“La Russia vuole una pace vera, è aperta a una soluzione politico-diplomatica” – ha dichiarato ancora Peskov – ribadendo però che “la parte ucraina dovrà negoziare prima o poi, ma da una posizione molto peggiore”.
Un’apertura che il presidente Zelensky ha scelto di ignorare. In un messaggio pubblicato su Telegram, il leader di Kiev ha accusato Mosca di prepararsi a “una guerra di grandi dimensioni in Europa entro il 2029 o il 2030”, spiegando che l’unico modo per impedirlo è “fermare la Russia ora, in Ucraina”.
Zelensky ha poi rilanciato il consueto appello agli alleati occidentali: aumentare gli aiuti militari e ridurre la dipendenza energetica da Mosca, così da indebolire le capacità russe di finanziare l’invasione. Misure che, però, potrebbero ormai rivelarsi tardive.