Leggi ambientali regionali in aree militari con il placet dello Stato Maggiore: la proposta di Fdi fa insorgere la Sardegna

Rendere le aree militari off-limits per le leggi regionali che tutelano l'ambiente. E' la proposta avanzata da Fdi. Insorge la Sardegna

Leggi ambientali regionali in aree militari con il placet dello Stato Maggiore: la proposta di Fdi fa insorgere la Sardegna

Subordinare l’applicazione di ogni norma regionale in materia ambientale al preventivo consenso dello Stato Maggiore della Difesa, quando si tratti di decisioni riguardanti aree che ospitano istallazioni “di difesa e sicurezza nazionale”. Tradotto: basi militari, poligoni, depositi di armi.

Una legge per arginare l’autonomia differenziata

È il contenuto della proposta di legge depositata due giorni fa in commissione Difesa della Camera dalla meloniana Paola Chiesa. Il fulcro della legge – diametralmente opposta alla filosofia della tanto decantata autonomia differenziata – si trova nel preambolo del testo: “Tutto ciò che riguarda le Forze armate e la difesa nazionale è di esclusiva competenza dello Stato”, perché “occorre evitare che l’attuazione dell’autonomia differenziata regionale possa intralciare la gestione della difesa e della sicurezza nazionale che deve restare una materia di competenza esclusiva dello Stato centrale”.

Una norma che cede alle forze armate la piena sovranità sulle aree miliari

In parole povere, la proposta di FdI mira a dare mano libera alle Forze armate, cedendo loro di fatto la sovranità su intere porzioni di territorio. Un primo esempio degli effetti devastanti della norma, qualora passasse, sarebbe il blocco dei contenziosi riguardanti le bonifiche dei poligoni sardi. Chiesti dalla Regione, osteggiati dalla Difesa. Non a caso nel testo è previsto “che le disposizioni in materia ambientale degli enti territoriali siano esercitate compatibilmente con le esigenze di sicurezza e difesa nazionale”.

Solo M5s lancia l’allarme

I primi (e fino ad adesso unici) a insorgere contro la proposta di legge sono stati i parlamentari sardi del Movimento 5 stelle: “Da un lato il governo spinge sull’autonomia, dall’altro prova a fare il padrone in casa d’altri. E con le Regioni e, in particolare, con la Sardegna non tiene minimamente conto delle necessità dei territori”, attacca il senatore Ettore Licheri.

“La proposta di legge rappresenta un tentativo evidente di scavalcare le nostre tutele paesaggistiche e ambientali, e soprattutto lo Statuto speciale”, ha tuonato ieri l’assessore regionale degli Enti Locali della Sardegna, Francesco Spanedda, “basterebbe invocare la “sicurezza nazionale” per neutralizzare le nostre leggi e aggirare qualunque strumento di governo del territorio. Questo è inaccettabile per una Regione autonoma”.

“Se lo Stato decidesse di mettere una centrale nucleare in una base militare, la Sardegna non avrebbe voce in capitolo”

Si fa inoltre notare che se, per esempio, lo Stato decidesse di collocare un deposito di scorie nucleari o una centrale nucleare all’interno di un’area militare in Sardegna, questa legge renderebbe pressoché impossibile per la Regione opporsi, “perché basterebbe invocare la “sicurezza nazionale”.

L’Assessore richiama infine il principio fondamentale sancito dallo Statuto speciale: “Quando un bene non è più utilizzato per le funzioni statali originarie, quel bene torna alla Regione. È scritto, è chiaro, ed è un diritto che abbiamo il dovere di far rispettare. Bisogna quindi ricordare che le aree militari, comunque individuate, rimangono allo Stato finché sono utilizzate dalle Forze Armate per le loro funzioni; ma se quell’uso cessa, il bene torna nelle mani dei sardi. L’assimilazione ai siti industriali dismessi, proposta nel disegno di legge, appare quindi fuorviante. Non è quindi pensabile che le aree militari, una volta perimetrate come tali, possano in futuro essere utilizzate per altri scopi sfuggendo alle prescrizioni ambientali e paesaggistiche”.