La conferma delle trattative in corso sul Piano di pace Usa-Russia per l’Ucraina ha mandato nel panico i vertici Ue che continuano a scommettere su almeno altri due anni di guerra. Il minimo sindacale per giustificare la folle corsa al riarmo da 800 miliardi di euro targata Bomb der Leyen.
Lo scandalo suscitato dai 28 punti alla base della bozza sulla quale gli emissari di Mosca e di Washington starebbero discutendo, si concentra in particolare su due questioni. Innanzitutto il riconoscimento alla Russia, oltre che della Crimea già annessa nel 2014, del Donbass e delle altre regioni occupate dall’esercito di Putin dall’inizio della guerra. E, in secondo luogo, il ridimensionamento dell’esercito di Kiev in linea con l’impegno alla neutralità da parte dell’Ucriana assunto con gli accordi di Minsk. Condizioni inaccettabili per Bruxelles dove, evidentemente, pretendono di imporre ai vincitori le condizioni dei vinti. Che dopo quasi quattro anni di conflitto né i leader Ue né Zelensky si rassegnino ad ammettere la sconfitta è umanamente comprensibile.
I primi farebbero carte false pur di non riconoscere il fallimento delle proprie politiche e salvare la faccia che, purtroppo per loro, hanno già perso. Il secondo farebbe altrettanto per non cedere i territori occupati che tra due anni, qualche centinaia di migliaia di morti in più e un altro mare di miliardi dei contribuenti Ue buttati nel cesso (compreso quello d’oro spuntato dalla tangentopoli ucraina) rischierebbero perfino di aumentare. Sognare, del resto, non costa niente. Ma la realtà prima o poi presenta sempre il conto.