Le Lettere

Stipendi degasificati

Non sono un economista e non so dire tecnicamente, ma l’Italia di oggi mi sembra molto più povera di tre anni fa. Non capisco i giudizi positivi delle agenzie di rating.
Oscar Verona
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Gentile lettore, è perché le agenzie di rating si basano sul Pil e il rapporto debito-Pil e ignorano sia il benessere che il welfare dei cittadini. Dall’inizio del governo Meloni, l’Italia ha avuto un’enorme perdita del potere d’acquisto di stipendi e pensioni, pari a -8,1% (dato Istat, -10% secondo altri calcoli), la peggiore tra i Paesi avanzati. Le cause principali sono due. La prima è l’aumento del costo dell’energia, che ha colpito tutta l’Europa ma solo da noi ha “degasificato” così fortemente gli stipendi, traducendosi in un 23,1% della popolazione a rischio povertà. L’altra causa è la svalutazione del “fattore umano”, unico elemento comprimibile nel processo industriale per abbassare il costo per unità di prodotto. La diminuzione del potere d’acquisto ha sostituito la pratica, una volta abituale, di svalutare la lira per drogare le esportazioni (cosa impossibile con l’euro). La decimazione del reddito per dare alle industrie esportatrici un vantaggio competitivo, ci ha impoveriti ma senza produrre vantaggi: infatti le esportazioni decrescono e il Pil ondeggia tra lo zero e lo zero virgola. Questo ha avuto ripercussioni generali, con un calo dei consumi interni che a sua volta provoca l’impoverimento del sistema industrial-commerciale. In estrema sintesi, è vero che negli ultimi tre anni siamo stati il Paese maggiormente disastrato in Europa, sia per motivi esterni che per le miopi politiche del governo Meloni.