Chi l’avrebbe mai detto che ci saremmo trovati a lodare la Banca centrale europea, unica istituzione Ue rimasta immune dalla deriva bellicista che ha ormai contagiato dalla Commissione von der Leyen in giù, compresi (quasi) tutti i sedicenti leader (si fa per dire) degli Stati membri, e nientepopodimeno che il leader della Lega, Matteo Salvini, per essersi messo di traverso in Consiglio dei ministri, facendo saltare l’ennesimo pacchetto di aiuti, tanto inutili quanto dispendiosi, a sostegno della causa (e della guerra) persa ucraina.
Il doppio psicodramma, per l’esecutivo europeo e quello italiano, si è consumato nel giro di poche ore. Tutto è iniziato quando il Financial Times ha anticipato la decisione della Bce di respingere al mittente la proposta (escogitata dalla solita bomb der Leyen) di un prestito da 140 miliardi all’Ucraina con la garanzia degli assets russi congelati nelle banche dell’Unione. L’ultimo di una lunga serie di fallimenti collezionati dalla presidente della Commissione Ue – dal naufragio del Green Deal allo sconsiderato accordo sui dazi Usa – tenuta sempre più spesso in vita, nelle votazioni dell’Europarlamento, dalla stampella dei conservatori e delle destre.
E pensare che, fino a poche ore prima, Ursula scommetteva sul via libera alla proposta dal prossimo Consiglio Ue del 18 dicembre. Poi è toccata alla sua alleata italiana Giorgia Meloni incassare lo sgambetto del vice premier Matteo Salvini. “Mettere fine al conflitto tra Russia e Ucraina è un bene per i ragazzi che muoiono al fronte. È un bene per l’economia italiana ed europea. Chi si mette di mezzo per impedire un accordo tra Russia, Ucraina e Stati Uniti non fa il bene dell’Italia e dell’Europa”, ha detto il leader della Lega. E l’ennesimo decreto, con il nuovo pacchetto di aiuti all’Ucraina, è sparito dall’ordine del giorno del Consiglio dei ministri.
Ora, non serviva Salvini per capire quello che tutti sanno già ma che al governo fingono di non sapere. Ce lo ha ricordato ieri il Centro Studi di Confimprenditori: finora la guerra in Ucraina ci è costata tra gli 85 e i 110 miliardi di euro, l’equivalente di tre Manovre finanziarie. Mentre continua a crescere pure la povertà alimentare e sanitaria. Ottimi motivi per darci un taglio.