Scontro sul Mes e gli aiuti a Kiev: Tajani insiste, Salvini in trincea

Tajani punta sul Mes per le armi ucraine mentre la Lega si oppone e chiede di restituire a Mosca gli asset russi congelati.

Scontro sul Mes e gli aiuti a Kiev: Tajani insiste, Salvini in trincea

L’Ucraina divide, ancora una volta, il governo. Lo scontro tra Antonio Tajani e Matteo Salvini è sempre più aspro, mentre Fratelli d’Italia tenta di minimizzare, pur prendendo chiaramente posizione e garantendo che gli aiuti a Kiev verranno approvati entro la fine dell’anno. L’ultima contesa tra Forza Italia e Lega è doppia: da una parte sul decreto aiuti e dall’altra sull’utilizzo dei fondi del Mes. Partiamo proprio da qui. Da una proposta, quella del ministro degli Esteri, che è ovviamente irricevibile per chi, come la Lega, propone di cedere le quote italiane del Mes per fare cassa, come fatto dal Carroccio con gli emendamenti alla Manovra.

Figuriamoci, quindi, se Salvini può accettare l’uso di questi fondi per aiutare l’Ucraina. Per le armi a Kiev, secondo Tajani, “si possono usare i fondi del Mes”. “Noi – ricorda sottolineando una contraddizione interna al governo – eravamo contrari alla riforma del Mes, ma i fondi ci sono e si possono usare”. Nonostante, appunto, l’Italia sia l’unico Paese a opporsi, e quindi a fermare, la riforma del Meccanismo salva Stati. La posizione dell’Italia, spiega Tajani, è quella di usare i fondi del Mes come garanzia per le armi all’Ucraina, mentre sui beni russi congelati “ci sono delle riserve giuridiche”, espresse anche dalla Bce.

Insomma, meglio ricorrere al Mes per il governo italiano, come starebbe pensando di fare anche la Commissione Ue. Ma non tutta la maggioranza la pensa così, perché la Lega – mentre chiede di restituire a Mosca gli asset russi – di Mes non ne vuole sentir parlare. Uno strumento considerato obsoleto e che va cancellato, per il Carroccio. Che evidenzia la contraddizione di chi si è opposto al Mes sanitario mentre ora pensa di dire sì a quello per le armi. O di chi, in questo caso Giorgia Meloni, ha messo in croce il governo Conte parlando di riforma ratificata “con il favore delle tenebre”. Tanto che Claudio Borghi ironizza sulle parole di Tajani: “Non è possibile che il ministro abbia detto che la posizione dell’Italia è l’utilizzo del Mes per comprare armi dal momento che mai questa idea è stata discussa”.

Aiuti all’Ucraina e Mes, scontro tra Salvini e Tajani

Intanto il Consiglio dei ministri di ieri non ha riguardato il decreto aiuti a Kiev. Come previsto, dopo l’annuncio iniziale e il passo indietro dettato proprio dalle rimostranze di Salvini. Ma sul punto la tensione rimane alta, con Tajani che non solo assicura che l’Italia invierà armi all’Ucraina “fino alla pace”, ma che invia anche un chiaro messaggio all’altro vicepresidente del Consiglio. La posizione dell’Italia, afferma il leader di Forza Italia, “è quella indicata dal presidente del Consiglio”. Ovvero, un decreto aiuti che arriverà senza dubbi entro la fine dell’anno. Anche perché – e qui arriva la stoccata a Salvini – “la politica estera è di competenza del presidente del Consiglio e del ministro degli Esteri”.

La Lega, però, una prima vittoria l’ha ottenuta riuscendo a rinviare il decreto. Più conciliante il ministro della Difesa, Guido Crosetto, che non sembra preoccupato dal rischio di un boicottaggio leghista al nuovo decreto. “Finora – dice – la Lega ha supportato tutto ciò che il governo ha fatto sia negli aiuti all’Ucraina sia nelle posizioni internazionali nel campo della difesa, quindi penso lo farà anche stavolta”. La certezza è che, però, le posizioni restano distanti, nonostante le rassicurazioni interne alla maggioranza. Frattura evidenziata anche da Riccardo Magi, segretario di +Europa: “Tajani chiede il Mes come garanzia per gli asset russi, la Lega di Salvini con Borghi oggi invece dice che quegli asset non vanno toccati ma restituiti a Mosca. Vicepremier contro vicepremier, mentre la premier Meloni tace. Intanto, la credibilità dell’Italia si polverizza”. Anna Ascani, vicepresidente della Camera e deputata del Pd, ricorda “il Salvini con la maglia di Putin che abbiamo visto qualche tempo fa: non è tempo per le tifoserie”.