Il rinvio dei lavori del Ponte sullo Stretto è diventato quasi una barzelletta. Questa volta a fare lo sgambetto al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e leader della Lega, Matteo Salvini, è il suo collega di partito, nonché ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Che ieri in fretta e furia si è recato in Senato per partecipare alla riunione dell’ufficio di presidenza della commissione Bilancio che sta esaminando la Manovra.
Leggi anche Manovra, nuova bocciatura della Bce: “Effetti negativi sulle banche e sulle famiglie”
Slitta ancora il Ponte di Salvini e il governo riscrive la Manovra
Giorgetti ha annunciato un nuovo pacchetto di modifiche del governo riguardanti il settore delle imprese e del valore di 3,5 miliardi. Le coperture dell’emendamento, secondo quanto riferito dai senatori, dovrebbero arrivare dalla previdenza e dalle assicurazioni. E a sorpresa ha annunciato un parziale definanziamento delle risorse destinate al Ponte. Una decisione quest’ultima che ha fatto dire alle opposizioni: “E’ la fine della farsa di Salvini”.
Salvini si precipita a chiarire che l’opera si farà
Il ministero del vicepremier leghista si è precipitato a spiegare che Salvini è determinato a realizzare il Ponte sullo Stretto e farà di tutto per velocizzare il via ai lavori. La nota del Mit ha precisato che il governo ha garantito la copertura finanziaria per l’opera. E che solo a causa dell’intervento della Corte dei Conti, sono in corso gli ulteriori approfondimenti richiesti e per questo i fondi sono stati ricollocati “perché i cantieri saranno aperti nei prossimi mesi anziché entro fine anno come auspicato”.
Di rinvio in rinvio
Ai primi di settembre, intervenuto al Forum di Cernobbio, Salvini aveva rinviato ancora una volta la data di apertura dei cantieri. “Conto che fra settembre e ottobre si parta con i cantieri, proprio con gli operai, con gli scavi e con gli espropri” delle case e dei terreni interessati dall’opera, aveva dichiarato, dopo aver assicurato nei mesi precedenti che i cantieri sarebbero partiti “entro l’estate 2025”. Nel 2023 aveva parlato di una partenza dei lavori entro l’estate del 2024, poi rinviata all’inizio del 2025 e successivamente alla stessa estate di quest’anno. Ora con la scusa della Corte dei Conti, in realtà Giorgetti è a corto di risorse e il progetto del Ponte fa acqua da tutte le parti, la Manovra ha comportato un nuovo slittamento.
Molte le partite ancora da decidere sulla Manovra
Molti ancora i nodi da sciogliere all’interno della maggioranza sulla Manovra. Un emendamento di FdI prevede l’innalzamento della soglia per i pagamenti in contante da 5.000 a 10.000 euro ma con il versamento di un bollo da 500. La Lega è favorevole ma vorrebbe cancellare il pagamento previsto. E’ braccio di ferro sui tagli previsti per 30 milioni alla Rai e 20 alle tv locali voluti dalla Lega e osteggiati da FdI.
Tutta da sciogliere la questione della tassa di 2 euro sui pacchi di piccolo importo sotto i 150 euro provenienti da fuori Ue prevista in un emendamento di FdI e che in caso dovesse andarsi a sommare a quella equivalente promossa dall’Ue rappresenterebbe – è l’accusa anche delle opposizioni- un mini salasso per i consumatori. E’ scontro nel centrodestra sulla misura che prevede uno stop ai pagamenti da parte dei Comuni ai professionisti che non siano in regola con l’Erario. La Lega ha presentato un emendamento soppressivo.
Sulla misura dell’iperammortamento, che dovrebbe diventare triennale per le imprese e che potrebbe anche rivedere al ribasso le aliquote per gli investimenti green, sarebbe in corso un braccio di ferro sull’eventuale decreto attuativo. Opzione donna non è stata prorogata per il prossimo anno ma FdI ha provato a proporre una serie di emendamenti per ripristinarla.
La protesta delle opposizioni
Tra gli emendamenti riformulati spunta anche un nuovo ‘gioco’ modello lotteria messo in campo per sostenere il Coni, si chiamerà ‘Win for Italia Team’. “Giorgetti ammette ciò che denunciavamo da settimane: la Manovra non sta in piedi e va riscritta”, dice il capogruppo Pd Francesco Boccia. “La Manovra di fatto non c’è, perché è in parte da riscrivere e il Parlamento ha votato zero”, aggiunge il M5S.