Le Lettere

Maschere tragicomiche

Kaja Kallas, la “ministra” degli Esteri dell’Ue, sostiene che non c’è spaccatura tra Usa ed Europa. Ma che film ha visto?
Ettore Doriani
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Gentile lettore, sulla diatriba Usa-Ue si possono scrivere fiumi di parole, sostenendo tutto e il contrario di tutto. Si può dire che la spaccatura giova agli Usa o, al contrario, che giova all’Europa. L’unica teoria che proprio non si regge in piedi è quella espressa da Kallas, che non è successo nulla. È successo invece un terremoto: si è aperta una faglia storica dopo 80 anni di alleanza granitica tra Usa ed Europa. Un osservatore come Roberto Iannuzzi l’ha definita “la guerra civile d’Occidente” e l’iperbole credo non sia troppo iperbolica. Però i personaggi in scena paiono maschere da Commedia dell’Arte: Trumpon, Micron, Bomben Leyen, Merz il Lungo, Meloni la Corta, Tajani-fino-a-un-certo-punto, e ricordano il poemetto eroicomico di Tassoni La secchia rapita, in cui i bolognesi muovono guerra ai modenesi rei di aver rubato un secchio di legno. Una delle maschere più espressive è la Kallas, detta “gli occhi azzurri dell’odio”, pupilla dell’altra bionda dagli occhi azzurri, Ursula von der Leyen. La Kallas mescola gli ingredienti della commedia e della tragedia. Da un lato fa ridere, come nel febbraio scorso quando aveva un appuntamento col “collega” Rubio: era già a Washington, quando Rubio cancellò ad horas l’impegno e da allora non l’ha più ricevuta. Dall’altra, il suo odio viscerale per la Russia e la sua palese bramosia di “vendicare” dalla dominazione russa il suo paesetto di 1,3 milioni di abitanti, ne fanno un personaggio cupo, da vera tragedia greca.

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