È legittimo fissare il criterio del salario minimo nella selezione delle ditte che partecipano a gare di appalto pubbliche. A stabilirlo, ieri, la Consulta, la quale ha rifilato un sonoro schiaffone al governo di Giorgia Meloni, che aveva impugnato la norma della Regione Puglia che prevedeva una retribuzione minima di 9 euro/ora per i dipendenti delle imprese che aspirano a vincere i bandi.
Impugnata la norma che fissa il salario minimo a 9 euro/ora
Per la Presidenza del Consiglio, quella previsione avrebbe violato gli articoli 36 e 117 della Costituzione. La Corte costituzionale non è entrata nel merito delle obiezioni, poiché le disposizioni regionali non introducono un obbligo generalizzato di retribuzione minima che si imponga direttamente a tutti i contratti di lavoro privato subordinato stipulati nel territorio regionale, ma hanno un ambito di applicazione circoscritto alla sola sfera degli appalti pubblici e delle concessioni affidati dalla Regione e dagli enti strumentali.
E rispetto a ciascuno dei parametri evocati, “non sono stati prospettati profili attinenti ai beni e agli interessi di rango costituzionale che vengono in gioco nello specifico ambito delle procedure di evidenza pubblica”. Morale: le obiezioni del governo sono state dichiarate inammissibili.
M5s: “Ora il governo riapra subito la discussione sulla legge”
“Fissare una soglia minima inderogabile che stabilisca, una volta per tutte, il confine tra lavoro e sfruttamento è un obiettivo imprescindibile e questa sentenza va nella giusta direzione”, commenta il senatore M5S Mario Turco, “Ora all’esecutivo non resta che riaprire immediatamente la discussione sulla nostra proposta di legge per introdurre anche in Italia una misura di dignità già esistente in 22 Paesi UE su 27”.
Il presidente Decaro pronto ad allargare l’ambito di applicazione
Per il neo-presidente pugliese, Antonio Decaro, la sentenza “sul salario minimo rappresenta un punto di partenza importante per restituire dignità ed equità al lavoro di tantissime persone”.
“Nei prossimi anni – aggiunge Decaro – sperimenteremo questa norma a partire dagli appalti regionali e dalle concessioni affidate dalla Regione e dai suoi enti strumentali, condividendo con tutti i soggetti del partenariato socio-economico gli effetti di queste disposizioni, anche in vista di possibili estensioni. Perché un lavoro giusto, che valorizza e gratifica chi lo svolge, è anche uno strumento di forza e di competitività per le imprese”. “In Puglia”, conclude Decaro, “ci impegniamo affinché il lavoro sia sempre giusto e adeguatamente retribuito”.
“Il Salario minimo non è solo possibile, ma è necessario”
“Meloni è la presidente del Consiglio di uno dei Paesi con i salari più bassi d’Europa, fermi da decenni o addirittura in ribasso rispetto al costo della vita. Eppure la sua preoccupazione è stata impugnare una legge regionale, quella della Regione Puglia, che imponeva la paga minima oraria di 9 euro come criterio di selezione del Ccnl per gli appalti pubblici. Voleva farla decadere, ma la Corte costituzionale l’ha sbugiardata”, rincara la dem Chiara Gribaudo.
Che conclude: “Il Salario minimo non è solo possibile, ma è necessario. Gli unici a fare finta di non accorgersene sono i presunti patrioti che, nella realtà, non si occupano minimamente dei lavoratori e delle lavoratrici in povertà”.