A Bari resta lo strappo, ma sul terzo nome si apre uno spiraglio

Conte in Puglia decide sul futuro dei 5 Stelle nella giunta Emiliano, mentre i pontieri provano a salvare l'alleanza M5s-Pd a Bari.

A Bari resta lo strappo, ma sul terzo nome si apre uno spiraglio

La partita di Bari non è ancora chiusa, ma intanto nel campo – largo o giusto che sia – di Pd e Movimento 5 Stelle le acque restano agitate. Da una parte si tratta ancora per le comunali nel capoluogo pugliese, dove l’ipotesi di un terzo nome non è ancora del tutto accantonata; dall’altra il leader pentastellato, Giuseppe Conte, incalza la giunta regionale pugliese guidata da Michele Emiliano. In questo quadro pesano anche le divisioni interne al Pd, in una lotta tra correnti che si accentua in vista delle elezioni europee e del difficile puzzle delle liste per il voto di giugno.

A Bari resta lo strappo, ma si spera nel terzo nome

La frattura nell’alleanza tra Pd e Movimento 5 Stelle si è aperta sulle elezioni comunali di Bari e sulle primarie, annullate a pochi giorni dal voto. Dopo giorni ad alta tensione, il tentativo di ricucire è ancora in corso. Nelle scorse ore Michele Laforgia, candidato sostenuto dal Movimento 5 Stelle, è tornato ad aprire a un’intesa, chiedendo alle forze politiche di mettersi d’accordo. Ma a una condizione: “Quello che non si può dire è che noi due candidati dovremmo metterci in conclave e decidere il da farsi, perché la politica non funziona così”.

Certo, da Laforgia non mancano dubbi e critiche: “Nessuno mi ha mai detto perché la mia candidatura non andava bene”. Così come le parole al vetriolo nei confronti di quello che sarebbe dovuto essere il suo sfidante alle primarie, Vito Leccese, dopo il suo passo indietro: “Avrebbe dovuto fare lo stesso un minuto dopo di me. E invece ha detto quello che dice spesso: devo chiedere”.

I pontieri continuano a lavorare, tanto che a Bari in questi giorni ci sono anche Nichi Vendola e Nicola Fratoianni (che sostenevano Laforgia alle primarie) per cercare una soluzione. Resta in piedi l’ipotesi del terzo nome, un candidato o una candidata che non siano né Laforgia né Leccese. Nel frattempo, se il primo ha già rimesso la sua candidatura nelle mani delle forze che lo sostengono, diverso sembra essere il discorso per il capo di gabinetto dell’attuale sindaco Antonio Decaro: secondo fonti del Pd Leccese sarebbe già vicino a chiudere le liste e si dice pronto a sfidare il centrodestra, che ancora non ha scelto il suo candidato.

Le incognite: dalla Regione alle divisioni del Pd

L’altra questione è quella della Regione Puglia e si riaprirà domani, quando Conte sarà a Bari per una conferenza stampa. I pentastellati fanno parte della maggioranza guidata da Emiliano, con la presenza dell’assessora Rosa Barone. Ma ora c’è la “necessità di una svolta”, come ha sottolineato il leader M5S. Che è ritenuta inevitabile dopo l’inchiesta che ha portato alle dimissioni dell’assessora ai Trasporti Anita Maurodinoia.

In conferenza stampa Conte dovrebbe chiedere regole condivise con Emiliano sui temi della legalità, ma l’ultimo arresto dell’ex assessore Pisicchio complica il quadro e può portare a scelte più nette. Senza escludere l’ipotesi di un ritiro dei quattro consiglieri del Movimento (tra cui l’assessora) dalla maggioranza che sostengono il presidente pugliese, nonostante il rischio di compromettere ogni possibile intesa futura per le regionali del 2025.

Una delle ipotesi è che Conte annunci la sottoscrizione di un codice etico per gli eletti e per i candidati, con tanto di programma di fine mandato. Un modo per incalzare Emiliano, ma senza strappi. Intanto nel Pd i problemi per Elly Schlein non si placano, con sempre più fibrillazioni interne. Non bastano le proteste delle correnti – soprattutto quella riformista – per le candidature alle europee. L’ultimo strappo arriva dall’ex sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che lascia il partito: in vista del voto di giugno passa ad Alleanza Verdi Sinistra