A Milano la Polizia identifica alcune persone che deponevano fiori per Navalny

La Digos di Milano ha identificato ai Giardini Politkovskaja 12 persone che deponevano fiori in ricordo del dissidente russo Alexei Navalny.

A Milano la Polizia identifica alcune persone che deponevano fiori per Navalny

Dodici persone sono state identificate dalla Polizia, ieri pomeriggio a Milano, mentre deponevano fiori sotto la targa posta in ricordo della giornalista russa, Anna Politkovskaya, per onorare la memoria del dissidente russo Alexei Navalny, morto in carcere il 16 febbraio scorso.

La Digos di Milano ha identificato ai Giardini Politkovskaja 12 persone che deponevano fiori in ricordo del dissidente russo Alexei Navalny

Secondo quanto ricostruito da Askanews, le 12 persone sono state identificate dalla Digos nei giardini dedicati ad Anna Politkovskaja, a due passi da corso Como, perché incuriositi dal gruppo insolito di manifestanti. La questura di Milano, che sapeva del presidio per la memoria di Navalny, non avrebbe ritenuto necessario alcun dispositivo di ordine pubblico.

Sensi: “Il nostro è uno stato di diritto, non di polizia”

Se per il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, “identificare persone che portano un fiore per Navalny è normale, prendere documenti e generalità non comprime le libertà personali, allora il problema non sono gli agenti e l’abuso di potere in uno Stato di diritto. Il problema è Piantedosi”. È quanto ha scritto sui social il senatore del Pd, Filippo Sensi. “Depositeremo nelle prossime ore un’interpellanza al ministro dell’Interno – ha aggiunto l’esponente dem – sui dettagli e sulle ragioni dell’identificazione dei manifestanti che volevano onorarne la memoria sotto la targa di Anna Politkovskaya a Milano. L’obiettivo è avere risposte in Parlamento il più presto possibile. Mi risulta che i manifestanti, una decina, abbiano trovato già in loco degli agenti Digos, che poi hanno provveduto ad identificarli. Perché? Avevano avuto istruzioni in tal senso? Erano persone che portavano un fiore. Il nostro è uno stato di diritto, non di polizia”.

Per la stessa ragione oggi il presidente e il vicepresidente della Sottocommissione Carceri del Comune di Milano, i dem Daniele Nahum e Alessandro Giungi, si sono recati ai Giardini Politkovskaja a deporre un fiore in memoria del dissidente russo. L’obiettivo della nuova iniziativa, ha scritto Nahum sui social, è seguire “l’esempio dei cittadini che già lo hanno fatto e che senza una spiegazione plausibile sono stati identificati dalla Digos”.

Bonelli: “Vero problema è gestione Piantedosi”

“Non è accettabile che chi esprime solidarietà o esercita il proprio diritto di critica nei confronti di regimi autoritari venga trattato come un potenziale problema di ordine pubblico” ha detto, invece, il co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli. “L’identificazione, da parte della Digos, di cittadini e cittadine – ha aggiunto – che, a Milano, deponevano un fiore in ricordo di Alexei Navalny, è un segnale allarmante di come la libertà di espressione e il diritto di manifestazione pacifica siano percepiti dalle nostre autorità: come minacce anziché diritti inalienabili”.

“Se, per il Ministro dell’Interno Piantedosi, identificare persone che portano un fiore per Navalny è parte della ‘normalità’ – ha detto ancora Bonelli -, allora dobbiamo chiederci in che tipo di realtà stiamo scivolando. La dura realtà è che, sotto la guida di Piantedosi, il Ministero dell’Interno sembra aver perso di vista la differenza tra ordine pubblico e controllo autoritario”.

Piantedosi: “L’identificazione delle persone é una operazione che si fa normalmente”

“È capitato pure a me nella vita di essere identificato, non è un dato che comprime una qualche libertà personale” ha spiegato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, commentando quanto avvenuto a Milano. “L’identificazione delle persone – ha aggiunto l’esponente dell’Esecutivo – è una operazione che si fa normalmente nei dispositivi di sicurezza per il controllo del territorio, il personale mi è stato riferito che non avesse piena consapevolezza”.

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