A Ostia nulla è cambiato. Parte il processo al clan Spada. Nessuna delle vittime si presenta alla prima udienza

Parte a Roma il processo al clan Spada

Nessuna delle quindici persone offese, vittime delle violenze del clan degli Spada, ha ritenuto di presentarsi alla prima udienza del processo in corte d’assise o di avanzare, tramite propri legali, richiesta di costituzione di parte civile. Le udienze hanno preso il via questa mattina nell’aula bunker di Rebibbia. Ventiquattro gli imputati, tutti collegati in videoconferenza (altri tre saranno giudicati con il rito abbreviato) tra capi, componenti e semplici affiliati dopo i 40 arresti scattati lo scorso gennaio nell’ambito dell’operazione Eclissi, portata a termine da polizia e carabinieri e coordinata dai pm della Dda Mario Palazzi e Ilaria Calò. Per la Procura di Roma, la mancanza costituzione delle 15 vittime è indicativo del clima di paura che ancora si registra tra gli abitanti di Ostia, nonostante gli arresti degli ultimi tempi.

Centinaia di intercettazioni telefoniche e ambientali e le dichiarazioni di cinque collaboratori di giustizia (Michael Cardoni, Tamara Ianni, Paul Dociu, Antonio Gibilisco e Sebastiano Cassia) avevano consentito alla Procura di ricostruire in modo dettagliato gli ultimi 10 anni dell’organizzazione criminale che sul litorale romano ha preso il posto dei Triassi e dei Fasciani. Le conclusioni degli investigatori non lasciavano dubbi: quella del clan Spada “è mafia autoctona, ma è mafia. Un’associazione che ha provocato un profondo degrado sul territorio, consentendo il dilagare di reati gravissimi e lesivi di beni primari”, scrive il gip Simonetta D’Alessandro nell’ordinanza di custodia: gli Spada hanno messo in piedi “un sodalizio che ha fondato la sua potenza sull’organizzazione a base familistica e sulla ripartizione delle competenze”. Mentre “l’ampiezza e la pervasività del progetto criminale ascrivibile al clan attestano l’eccezionale pericolosità sociale dei compartecipi”.

Sul banco degli imputati, collegati in videoconferenza, compaiono in  24 (dopo altre tre richieste di rito abbreviato) fra membri e affiliati al clan, tra cui il presunto boss Carmine, e poi Ottavio, Armando, Vittorio, Roberto Spada (nella foto) e Ruben Alvez del Puerto, questi ultimi due già sotto processo per l’aggressione alla troupe della Rai ‘Nemo’. Sono tutti accusati a vario titolo, dai pm Mario Palazzi e Ilaria Calò, di associazione mafiosa, omicidio, usura, ed estorsione.

Carmine Spada, 51 anni, detto Romoletto, nel capo di imputazione viene indicato come “promotore e vertice dell’organizzazione, responsabile di impartire ordini e direttive in ordine al controllo del territorio, ai fatti di sangue, alla gestione delle attività delittuose di estorsione, usura, traffico di stupefacenti e detenzione e porto di armi da sparo nonché del controllo delle attività economiche di balneazione, ristorazione e delle sale giochi nel litorale di Ostia gestite o direttamente o tramite prestanome dall’organizzazione” .

Comune di Roma, Regione Lazio e le  associazioni ‘Libera‘, Caponnetto‘ e ‘Ambulatorio anti usura’ si sono  costituiti parti civili al processo contro il clan Spada di Ostia che  si è aperto oggi nell’aula bunker di Rebibbia. La richiesta è stata  ammessa dai giudici della terza Corte d’Assise.