A Palazzo Madama Siri fa la parte del perseguitato. Il leghista indagato per due mutui sospetti a San Marino si è opposto al sequestro dei suoi computer disposto dai pm

Questa non se l’aspettava nessuno. Già perché ieri Armando Siri, indagato per autoriciclaggio aggravato in merito a due mutui sospetti contratti a San Marino, è comparso davanti alla Giunta delle autorizzazioni e immunità parlamentari del Senato. L’occasione era quella di essere sentito in merito alla richiesta, giunta in Senato da parte del tribunale di Milano, di concedere il sequestro dei suoi computer per poter compiere una serie di atti investigativi.

E in Aula l’esponente del Carroccio, su cui pendono due differenti indagini, ha sorpreso tutti sostenendo di essere vittima di una persecuzione giudiziaria. Un’ora di audizione in cui, come raccontato dal presidente della giunta Maurizio Gasparri: “Il senatore Siri si è detto contrario al sequestro dei computer perché ritiene che sussistano il fumus persecutionis e le prerogative dei parlamentari. E su questo dovrà pronunciarsi la Giunta”.

Sempre secondo quanto raccontato dal forzista, l’ex sottosegretario leghista ai Trasporti, dimessosi per effetto di un’altra indagine in cui è tutt’ora accusato di corruzione, si è detto disponibile a concedere agli inquirenti la possibilità di effettuare una ricerca sui propri computer per quanto riguarda materiali strettamente attinenti all’indagine. Per i magistrati, come si evince dalla loro richiesta, nei due computer potrebbero esserci elementi “costituenti corpo del reato di autoriciclaggio”, atti e documenti relativi “ai due finanziamenti” ottenuti a San Marino.