A Prato va in scena un Arci-sperpero di soldi pubblici. Gli ex vertici dell’associazione condannati dalla Corte. L’organizzazione ha ricevuto 1,2 milioni per realizzare 5 asili. Alla fine hanno visto la luce solo 3 dei Conti

di Clemente Pistilli

’Arci è un’associazione nazionale di promozione sociale, autonoma e pluralista, soggetto attivo del terzo settore italiano e internazionale, una rete integrata di persone, valori e luoghi di cittadinanza attiva che promuove cultura, socialità e solidarietà”. Questo quello che prevede lo statuto del sodalizio fondato a Firenze nel 1957 e che conta oltre un milione di soci, distribuiti in 5.577 circoli. Per gli inquirenti, però, all’ombra proprio dell’associazione a Prato sarebbe stato messo in piedi un sistema di illeciti, che avrebbe visto sperperare i fondi messi a disposizione dalla Regione per costruire asili nido. Paolo Bianchi, per trenta anni al timone dell’Arci nel capoluogo toscano, e la responsabile del settore, Michela Buongiovanni, sono stati condannati a risarcire mezzo milione di euro. Una vicenda che ha visto gli investigatori contabili disporre i primi accertamenti dopo aver ricevuto un esposto anonimo. La Guardia di finanza sostenne che l’associazione, dopo aver ottenuto dalla Regione Toscana 1.217.000 euro, aveva realizzato soltanto tre asili rispetto ai cinque finanziati e per quelli costruiti aveva ottenuto somme superiori a quelle previste. All’epoca in cui vennero erogati i contributi in Regione sedeva come presidente Claudio Martini, ex sindaco di Prato e attualmente senatore del Pd. Due anni fa la sentenza della Corte dei Conti della Toscana, con cui Bianchi e Buongiovanni sono stati condannati a risarcire 565.400 euro, l’80% il presidente e il restante 20% la responsabile del settore. Un terremoto. La Procura di Prato ha aperto un’inchiesta per malversazione e il numero uno dell’Arci ha ricevuto un avviso di garanzia, rassegnando alla fine, nell’estate scorsa, le dimissioni. “Personalmente sono estremamente sereno e tranquillo – dichiarò Bianchi dopo aver avuto notizia dell’indagine anche sul fronte penale – con la coscienza a posto”. Il presidente sperava nell’appello, ma ora sia per lui che per la Buongiovanni è arrivata la doccia fredda dal secondo grado della Corte dei Conti, che ha confermato la condanna riducendo soltanto un po’ il risarcimento e portandolo a 498.600 euro. Degli asili nido non c’era traccia, ma sembra che nessuno si fosse accorto di nulla fino al momento in cui agli inquirenti contabili è arrivato un esposto anonimo.