A Roma c’è chi gioca allo sfascio. Congiura kamikaze contro la Raggi. Fronda grillina ai danni della sindaca in Campidoglio. Così Stefàno & C. fanno il gioco della vecchia politica

“Basta con i vuoti slogan che lanciano soluzioni semplicistiche per problematiche complesse. Basta estrema personalizzazione della contesa elettorale. Al Movimento Cinque Stelle serve un salto di qualità”. Questa una delle frasi, di tipo olimpico (salto in alto o in lungo?) e più eclatanti che Enrico Stefàno, Angelo Sturni, Alessandra Agnello, Marco Terranova e Donatella Iorio – che sono a capo delle commissioni Mobilità, Statuto, Lavori pubblici, Bilancio e Urbanistica – hanno lanciato come missili contro la sindaca di Roma Virginia Raggi. Il comunicato è stato firmato anche da altri nove consiglieri del Campidoglio determinando, di fatto, un problema spinoso per la sindaca e i Cinque Stelle. La capogruppo regionale Roberta Lombardi ha così commentato in chat: “Meno male. Allora c’è ancora qualcuno che ragiona nel gruppo comunale”.

Al che, la Raggi, pare abbia risposto con un eloquente: “Siete destabilizzanti. Ma finché avrò forza e voglia continuerò a guidare questa nave, consentendovi di fare i vostri percorsi politici e di sparare anche contro di me”. I “congiurati” non menzionano mai direttamente il nome della Raggi ma è del tutto evidente che si stanno riferendo a lei vista anche la risposta diretta. Certo che questa lettera di cinque presidenti di commissioni importanti insieme a nove consiglieri è del tutto inopportuna per chi è ancora dentro al Movimento, come pare poco opportuna la polemica scatenata dalla Lombardi che non ha perso l’occasione e presa la palla al balzo ha affondato il fendente.

Poi c’è il discorso di Stefàno, famoso oltretutto, per un bizzarro esperimento di viabilità nel 2018 e cioè il restringimento di una corsia di immissione nel viadotto della Magliana che invece di produrre benefici determinò un infernale imbuto per cui si attirò molti improperi sui social dai cittadini esasperati. Lo stesso presidente Cinque Stelle del Municipio XI, che comprende appunto la Magliana, si oppose, ma Stefàno caparbiamente prolungò ancora la dannosa misura che poi fu finalmente abbandonata perché si rischiava la rivolta popolare. Stefàno si era opposto da subito ad un secondo mandato della Raggi e questo non lo pone in una situazione di serenità. Se queste sono le premesse si intuisce che il percorso del sindaco verso una sua rielezione si complica almeno fin quando i contestatori, oltretutto non in cattivi rapporti con De Vito, non trovino un accordo politico.

A questo punto e data la vicinanza delle prossime elezioni amministrative si può ipotizzare un intervento diretto da Genoa (Beppe Grillo) e Milano (Casaleggio Jr.) per ricomporre una maggioranza che queste iniziative mettono già adesso a rischio. I “nemici” sono agguerriti e non è che dal Partito democratico di Nicola Zingaretti vengano parole di sostengo. Anzi. Il capo del Pd nazionale e governatore, non dimentichiamolo, del Lazio, ha detto esplicitamente che l’era Raggi si deve chiudere anche se, conoscendolo, si sa che è solo un rilancio da poker per alzare la posta e poi si metterà alla fine d’accordo.

Ma Roma è un avamposto troppo importante e perdere la Capitale per il Movimento Cinque Stelle significherebbe compromettere anche la politica nazionale e le stesse alleanze strategiche locali e cioè il consolidamento dell’asse giallo-rosso anche a livello regionale. Dunque è giusto che in democrazia si possano esprimere le proprie idee ma occorre anche avvertire gli estensori che stanno segandosi il ramo su cui sono seduti anche loro. Certamente lo sanno e rischiano, ma è sempre bene ricordarlo. Non si sa mai. Matteo Salvini docet.