A Roma Italia Viva non la vota. Così la Raggi ha una chance in più. Iv non sosterrà la sindaca. Ma chi glielo ha chiesto? E ora il Pd non ha più scuse: deve appoggiare Virginia

A Roma Italia Viva non la vota. Così la Raggi ha una chance in più. Iv non sosterrà la sindaca. Ma chi glielo ha chiesto? E ora il Pd non ha più scuse: deve appoggiare Virginia

Il via libera sempre più scontato alla ricandidatura di Virginia Raggi a sindaco di Roma smuove l’encefalogramma – piatto stando ai sondaggi – di Italia Viva. Un colpo di defibrillatore scaricato da un tweet di “Luciaone” Nobili, deputato di Italia Viva e Gran Renziano: “Buffa l’idea di alleanza elettorale fra Pd e Cinque Stelle rilanciata oggi da Franceschini, con Conte candidato premier. Ho solo una domanda: sul sindaco di Roma, quindi, che fanno? Candidano la Raggi? Auguri, noi no”.

EFFETTO DOMINO. A parte che il mancato supporto di Italia Viva alla Raggi è solo un favore, una grazia (elettorale) piovuta dal cielo, Nobili, con ritardo, è arrivato a capire che il laccio, la trappola, si stava stringendo implacabilmente alla caviglia dei renziani che come candidato, non disdegnerebbero affatto Carlo Calenda, l’“uomo in cerca di un ministero” da quando ha perso il suo allo Sviluppo Economico. Infatti, la sentenza di assoluzione in appello per Virginia Raggi ha avuto l’effetto di uno sblocco, di uno scambio ferroviario per la sua ricandidatura in quanto, in automatico, il Partito democratico non ha altra possibilità che sostenerla.

Almeno che non accetti il rischio di correre da solo. Con la prospettiva, oltre a quella di una sconfitta praticamente scontata, di consegnare la Capitale alle destre. Questo è il tema del giorno anche perché si inserisce nel discorso nazionale del rapporto conflittuale tra Matteo Renzi e il governo Conte stesso. Come noto, Renzi sta provocando in continuazione e minacciando crisi al buio per lucrare qualche altra poltrona in più, giocando il suo bluff con carte che valgono poco, appena il 2.5 %. Numeri che dovrebbero produrre vergogna in chi ha governato con il 40% e dava del “tu” ad Obama, che lo invitava alla Casa Bianca.

Ora Renzi e Lucianone, romano doc e grande appassionato della “maggica” per cui ha spesso strabordato sui social ed è stato sommerso di critiche e sberleffi, perdono anche la possibilità di una gita fuoriporta ai Castelli Romani, altro che Casabianca, semmai Casablanca per mascherare il trasformismo di un partito che si finge di sinistra ed è invece di destra, visto che Renzi è riuscito a d’abolire l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Chissà se Teresa Bellanova, ministra sindacalista di sinistra ha qualcosa da dire e se lo ha Gennaro Migliore, ex pantera, e x Rifondazione comunista.

Ma torniamo a Roma. L’assoluzione in appello della sindaca ha provocato consumi di Maalox anche tra alcuni Cinque Stelle che puntavano tutto sulla sua condanna per liberarsene. Come ad esempio nel caso di Roberta Lombardi, la principale oppositrice della Raggi che bloccata alla Regione Lazio aveva fatto probabilmente un pensierino per il Campidoglio. Vito Crimi, l’attuale capo politico del Movimento, sebbene ad interim ha blindato Virginia ed ora il puzzle si completa. Non c’è più bisogno che la Raggi si lamenti di essere stata abbandonata perché così non è. E non c’è neppure bisogno che inneschi un peraltro automatico riflesso patellare verso Alessandro Di Battista.

“Mamma Cinque” non solo l’ama ancora, ma la sostiene. Il rischio che il centrodestra vinca a Roma c’è ed è per questo che il governatore nonché segretario del Pd Nicola Zingaretti non ha più scuse ed è tempo che si assuma le sue responsabilità. Se il Pd non sosterrà la Raggi non solo resterà all’opposizione in Campidoglio, ma consegnerà la Capitale a Salvini. Siamo sicuri che l’ex presidente della Provincia i suoi conti politici li sappia fare molto bene ed ora non ha più alibi. Il tempo, tra l’altro, è poco e non va sprecato.