Abolizione del reato di tortura. “La destra paladina dell’impunità”

Fratelli d'Italia vuole abolire il reato di tortura introdotto con molta fatica nell’ordinamento italiano nel 2017.

Abolizione del reato di tortura. “La destra paladina dell’impunità”

La folle proposta, manco a dirlo, è arrivata da Fratelli d’Italia, il partito della presidente del Consiglio Giorgia Meloni: abolire il reato di tortura introdotto con molta fatica nell’ordinamento italiano nel 2017, approvato sul sangue sparso durante il G8 di Genova nel 2001 e sulla sanzione all’Italia comminata nel 2015 dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per la mancanza di adeguate ed efficaci misure di prevenzione e repressione delle condotte di tortura, contrarie all’art. 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

FdI vuole abolire il reato di tortura introdotto con molta fatica nell’ordinamento italiano nel 2017

Già nel 2018 Meloni – a quel tempo arrembante oppositrice prodiga di facili promesse – spiegava che il reato di tortura “impedisce agli agenti di fare il proprio lavoro”. Meloni dava per scontato evidentemente che la violenza fosse parte integrante degli strumenti delle nostre forze dell’ordine. Una concezione piuttosto sudamericana dell’ordine pubblico, indubbiamente. Tant’è che nel 2018 Giorgia Meloni cancellò il tweet della sua strampalata idea. Poi sono passati 5 anni, Meloni è diventata capa del governo e quella follia s’è fatta proposta di legge.

Esultano, manco a dirlo, le forze dell’ordine: “L’abrogazione del reato di tortura è un modo per tutelare tutte quelle Forze di polizia che operano senza tutele giuridiche e regole d’ingaggio, esposte quotidianamente a denunce e processi strumentali”, spiega Unarma, associazione sindacale a difesa del personale dell’Arma dei carabinieri. Sulla stessa linea alcuni sindacati di Polizia. Amnesty International, per bocca del portavoce italiano Riccardo Noury, lancia l’allarme: “Ci sono voluti 28 anni (1989-2017) per introdurre nel codice penale il reato di tortura. Negli ultimi sei anni ci sono stati processi e condanne, sono in corso molte indagini. L’intento di chi vuole abolirlo è quello di rendere di nuovo impunito un crimine gravissimo”.

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Di “proposta che rasenta i limiti dell’oscenità” parla Ivan Scalfarotto, senatore di Azione-Italia Viva, che spiega come “il rispetto del principio dell’habeas corpus è garantito ed è parte integrante della costituzione e quindi della democrazia. Il vero problema non è allora il reato stesso ma il fatto che una parte delle forze di maggioranza non è a suo agio con questa idea: questo sì che è il vero problema”, conclude Scalfarotto.

Nei giorni scorsi la senatrice M5S Anna Bilotti, componente della commissione Giustizia di Palazzo Madama, aveva già ricordato “ai sovranisti dell’impunità” che “il reato di tortura in Italia è stato introdotto osservando la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e la Convenzione Onu del 1984 ratificata dall’Italia nel 1988, la quale prevede l’obbligo per gli Stati di legiferare affinché qualsiasi atto di tortura sia contemplato come reato”.

“È agghiacciante la proposta di FdI di cancellare il reato di tortura. Meloni dica qualcosa: il suo governo e la sua forza politica – ha scritto su Twitter la presidente dei senatori del Pd, Simona Malpezzi – vogliono attaccare una norma in difesa dei diritti umani?”. Intanto, appena due giorni fa a Biella sono stati sospesi dal servizio 23 agenti di polizia penitenziaria in esecuzione di un’ordinanza del giudice per le indagini preliminari per il reato di tortura commesso all’interno del carcere nei confronti di tre detenuti. Di decisione di “stampo fascista” ha parlato ieri la senatrice di AVS Ilaria Cucchi: “Pensate oggi alle vittime di quei terribili fatti accaduti a Santa Maria Capua Vetere, quel processo non potrebbe svolgersi, per la felicità dei picchiatori”.