“Quello che Israele sta perpetrando non è una semplice aggressione, è un crimine di guerra e un crimine contro l’umanità, documentato e monitorato, e sarà registrato nei libri di storia e nelle pagine della coscienza internazionale come uno dei capitoli più orribili della tragedia umanitaria del XX e XXI secolo”. Ha esordito così ieri il leader dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, nel suo discorso all’Assemblea Generale dell’Onu, in videocollegamento, dopo che l’amministrazione Trump gli aveva negato il visto di ingresso negli Usa.
Pronti per uno Stato di Palestina
Il leader palestinese ha annunciato che le commissioni incaricate sono al lavoro per la creazione di una Costituzione temporanea che vedrà la luce entro tre mesi e metterà le basi per uno Stato palestinese democratico e moderno. “Con la promulgazione della Costituzione passiamo da Autorità momentanea a soggetto statale che eleggerà come principi fondamentali il rispetto della legge, la transizione pacifica dei poteri e il multilateralismo”, ha aggiunto.
“Hamas non avrà alcun ruolo”
“Gaza è parte integrante dello Stato palestinese e siamo pronti ad assumerci la piena responsabilità di governarla”, ha poi scandito Abu Mzen, per il quale “Hamas non avrà un ruolo nel governo, dovranno consegnare le loro armi all’Anp come parte della costruzione di un solo stato, una sola legge e una sola forza di sicurezza. Non vogliamo uno stato armato”. Inoltre, il leader dell’Anp ha assicurato che i palestinesi rifiutano l’antisemitismo, ma ha anche ribadito: “La Palestina è nostra, non lasceremo la nostra terra”. E ha concluso dicendosi pronto a lavorare con Donald Trump, l’Arabia Saudita, la Francia e l’Onu per implementare un piano di pace. Parole accolte dal lunghissimo appaluso dei delegati.
Netanyahu pronto ad azzannare quanti hanno riconosciuto la Palestina
Di tutt’altro tenore le pronunciate dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu poco prima di imbarcarsi per New York, dove parlerà oggi. “All’Assemblea generale delle Nazioni Unite dirò la nostra verità”, ha dichiarato, “la verità sui cittadini di Israele, la verità sui nostri soldati e la verità sul nostro Paese. Denuncerò quei leader che, invece di attaccare gli assassini, gli stupratori e i massacratori di bambini, vogliono dare loro uno Stato nel cuore della Terra d’Israele. Questo non accadrà”.
“A Washington incontrerò per la quarta volta il presidente Trump – ha aggiunto – e discuterò con lui delle grandi opportunità che le nostre vittorie hanno portato, e anche della nostra necessità di completare gli obiettivi della guerra: restituire tutti i nostri ostaggi, sconfiggere Hamas ed espandere il cerchio di pace che si è aperto in seguito alla storica vittoria nell’operazione ‘Rising Lion’ (contro l’Iran) e ad altre vittorie che abbiamo ottenuto”.
Intanto la Uefa è pronta a bandire Israele dalle competizioni
E, mentre le diplomazie sono al lavoro, il cerchio per isolare Israele si stringe sempre più. Secondo l’inglese Times, la Uefa sarebbe pronta a sospendere Israele dalle competizioni. La decisione dovrebbe essere discussa la prossima settimana, ma la maggior parte dei membri del suo comitato esecutivo sarebbero favorevoli alla squalifica. Un gruppo di consulenti delle Nazioni Unite ha chiesto alla Fifa e alla Uefa di sospendere tutte le squadre di Tel Aviv, dopo che una Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite ha concluso che Israele sta commettendo un genocidio a Gaza.
Numerosi delegati avrebbero infatti sottolineato un trattamento differente riservato a Israele rispetto alla Russia, esclusa dalle competizioni europee dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022. Sempre secondo il Times diversi club europei nei mesi scorsi hanno chiesto alla Uefa se ci fosse un modo per evitare di giocare contro avversari israeliani.
Ma il presidente Fifa Infantino è molto amico di Trump
Una eventuale decisione in tal senso chiuderebbe le porte a Israele per i prossimi Mondiali e comporterebbe l’esclusione del Maccabi Tel Aviv dall’Europa League. Il ministro israeliano dello sport, Miki Zohar, ha affermato ai media israeliani di “essere al lavoro con il premier Netanyahu per impedire questa mossa”. Una sospensione da parte della Uefa aumenterebbe la pressione sulla Fifa affinché segua l’esempio, ma l’organo di governo del calcio mondiale si trova in una posizione difficile a causa dello stretto rapporto tra il suo presidente, Gianni Infantino, e Donald Trump. La Casa Bianca si è già detta assolutamente contraria a un’eventuale esclusione di Israele dalla Coppa del Mondo del prossimo anno, in programma negli Stati Uniti, in Messico e in Canada. Tuttavia, anche se la Fifa non sospendesse Israele, una squalifica da parte della Uefa significherebbe di fatto l’impossibilità di partecipare al torneo del 2026.