Manganellate per far male a Renzi

di Alessandro Righi

Doveva essere una manifestazione pacifica. Di dissenso, certo. D’altronde stiamo parlando di centinaia di lavoratori che hanno perso il posto di lavoro a causa di un’azienda che ha voluto chiudere e di un governo imballato da grane burocratiche. E invece, come troppo spesso accade nel nostro Paese, il corteo dei lavoratori delle Acciaierie Terni-Ast si è trasformato nell’ennesimo episodio di scontri con le forze dell’ordine, di lavoratori feriti e di una politica che riesce ad agire soltanto dinanzi al danno e mai preventivamente.

VIOLENZA AL CORTEO
I manifestanti erano diretti al ministero dello Sviluppo Economico, quando all’altezza di piazza Indipendenza sono stati bloccati dagli agenti della polizia in tenuta antisommossa. I manifestanti, che si stavano muovendo dal presidio sotto all’ambasciata tedesca, hanno cercato di forzare il cordone, ma sono stati respinti delle forze dell’ordine. Nei tafferugli quattro manifestanti sono rimasti feriti e trasportati in codice verde al policlinico Umberto I. Tra i contusi anche Gianni Venturi, coordinatore nazionale Fiom e Alessandro Unia del Rsu Fim Cis. “Hanno caricato gli operai – ha detto il segretario della Fiom, Maurizio Landini – Chiediamo un incontro con il ministro e il capo della polizia, devono spiegare quello che è successo”. Dal Quirinale immediata è arriva la replica, secondo cui “non c’è stata nessuna carica, ma un’azione di contenimento quando i manifestanti hanno tentato di forzare il cordone di poliziotti per andare verso la stazione Termini ed occuparla. Sono stati i manifestanti ad andare verso il cordone degli agenti lanciando oggetti e ferendo un funzionario e tre poliziotti che li hanno dovuti contenere”. Le immagini e i video, però, lascerebbero spazio a pochissimi dubbi. Tanto che il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo ha chiesto un’informativa urgente della Digos sui fatti per poi avviare, eventualmente, un fascicolo di indagine.

DALLA PIAZZA ALLA CAMERA
Le urla di protesta, ovviamente, sono arrivate anche nei Palazzi. E così, tutti i gruppi parlamentari del Senato, in apertura dei lavori d’Aula, hanno chiesto al ministro degli Interni Angelino Alfano di riferire al question time sulle “cariche della polizia contro gli operai dell’Ast di Terni”. L’intervento del ministro – contro il quale Sel ha chiesto anche le dimissioni – è atteso per oggi. Intanto, però, risposte sono arrivate già ieri alla Camera dal ministro direttamente interessato, Federica Guidi che, intervenendo in Aula, si è detta “dispiaciuta e rammaricata”, per poi specificare che il Governo ha chiesto all’azienda “di valutare la possibilità di mantenere un forno a pieno regime di capacità produttiva e comunque di mantenere il secondo forno in una condizione che sia a ciclo feriale”. Una mossa, quella dell’esecutivo, per valutare “se ci sono delle condizioni per potere partire da questo livello inferiore minimo che consenta di mantenere due forni attivi, due forni in produzione, uno al massimo della propria capacità produttiva e il secondo con una capacità produttiva di cinque giorni la settimana su tre turni”.

INCONTRO AL MISE
Prima del question time a Montecitorio, però, una delegazione dell’acciaieria di Terni, guidata dallo stesso Landini, ha anche ottenuto un incontro al ministero dello Sviluppo Economico. Usciti dall’incontro al Mise i sindacati hanno riferito che “il ministro Guidi sta facendo incontri con l’azienda per cambiare il piano industriale e che il Governo si è impegnato affinché l’azienda ricominci a pagare gli stipendi a condizione che i lavoratori lascino entrare le tre persone dell’amministrazione”. Come sempre, insomma, si corre ai ripari, piuttosto che agire prima che il danno sia già fatto.

LA POSIZIONE DEL GOVERNO
“Il Governo si è mosso sin dall’inizio e ha lavorato tecnicamente giorno e notte per cercare di favorire al massimo una mediazione”. Queste le parole del ministro Federica Guidi intervenuta ieri in Aula dopo gli scontri in piazza. “Il nostro obiettivo principale – ha continuato – era cercare di arrivare a una definizione di un diverso piano industriale che potesse, prima di tutto, mettere realmente in evidenza il rilancio industriale”. Per ora, tuttavia, le risposte mancano. Responsabilità, ha detto ancora la Guidi, sono anche dell’Europa: “il problema del mantenimento della siderurgia” infatti “non è solo un problema italiano, ma è un problema europeo, di cui dobbiamo tenere tutti conto”. Ecco perchè il Governo ha segnalato la questione anche “all’uscente commissario Almunia”. Il motivo risiederebbe nel fatto che la multinazionale tedesca ThyssenKrupp ha dichiarato perdite accumulate per oltre 900 milioni di euro e “questo è ascrivibile anche probabilmente ad alcune incertezze gestionali dell’ultimo triennio”.