Dopo un’intera giornata e una notte di negoziati è stato raggiunto tra i Paesi Ue l’accordo sul target relativo al clima al 2040 che conferma una riduzione del 90% delle emissioni rispetto ai livelli del 1990. Per venire incontro ai paesi contrari ad obiettivi eccessivamente rigorosi, Bruxelles aveva previsto che un 3% del calo potesse essere ottenuto attraverso progetti ambientali in paesi terzi (i cosiddetti crediti internazionali). Poi questa percentuale è stata alzata al 5%, facendo scendere così all’85% l’obiettivo a livello nazionale.
Ogni cinque anni, inoltre, la Commissione europea potrà effettuare una revisione e, in quell’occasione, valutare la possibilità di consentire agli Stati membri di utilizzare un ulteriore 5% di crediti di carbonio esteri. La mediazione prevede anche il rinvio dell’Ets2 (i certificati che danno diritto alle emissioni) al 2028 e il riconoscimento del ruolo dei biocarburanti come richiesto da Roma.
La Lega contraria all’accordo sul clima come il M5S ma per ragioni opposte
Nonostante ciò la Lega mugugna. “Purtroppo gli obiettivi vincolanti restano, la struttura sbagliatissima del Green Deal rimane”, ha detto Silvia Sardone, vicesegretario Lega e coordinatrice dei Patrioti in commissione ambiente al Pe. Per ragioni opposte, l’accordo non piace alle associazioni ambientaliste, come il Wwf, e al M5S che lo considerano deludente. “L’accordo lancia un messaggio di resa davanti all’enorme sfida dei cambiamenti climatici. Il governo Meloni ha fatto da capofila dei Paesi negazionisti spingendo per una maggiore flessibilità che fa rima con libertà di inquinare”, ha dichiarato Valentina Palmisano, europarlamentare M5S.