Accordo sui dazi con Londra. Trump temporeggia con Ursula

Intanto Bruxelles fa ricorso al Wto e minaccia una lista di contro-tariffe da circa 100 miliardi sui beni americani

Accordo sui dazi con Londra. Trump temporeggia con Ursula

Un accordo con un Paese sui dazi il presidente americano l’ha siglato. Ma non è stato quello con l’Europa, come aveva sperato Giorgia Meloni dopo il suo viaggio a Washington, ma con la Gran Bretagna. La premier italiana si è lasciata incensare da Donald Trump solo in cambio di nuove spese dell’Italia in armi e gas americano, e di tanta indulgenza sulla web tax, ma sul resto nulla.

Celebrando dallo Studio Ovale l’accordo commerciale raggiunto con la Gran Bretagna, Trump ha reso noto di star lavorando a un accordo anche con l’Ue, sebbene questo sia più difficile rispetto a quello con Londra che si è “incastrato perfettamente”. E che il premier britannico Keir Starmer ha definito “storico”.

Trump prende tempo con l’Europa: vedrò Ursula. Ma non dice dove e quando

“Ursula von der Leyen è fantastica, la vedrò sicuramente”, ha aggiunto il presidente americano senza precisare però dove e quando. E ha annunciato anche che se i colloqui andranno bene potrà abbassare i dazi alla Cina. Intanto l’Europa passa alla controffensiva.

Bruxelles annuncia che presenterà un ricorso formale all’Organizzazione mondiale del commercio contro gli Stati Uniti, contestando i dazi annunciati da Trump. Lo ha comunicato la Commissione europea, riferendo l’intenzione di presentare “presto” una richiesta di consultazioni.

La controffensiva Ue tra ricorso al Wto e contro dazi su beni Usa

“L’Ue è fermamente convinta che questi dazi rappresentino una violazione palese delle regole fondamentali del Wto”, si legge in una nota della Commissione.

“L’obiettivo è riaffermare che le norme concordate a livello internazionale sono importanti e non possono essere ignorate unilateralmente da alcun membro del Wto, compresi gli Usa”. E ancora. La Commissione Ue ha stilato una nuova maxi-lista di contro dazi.

L’elenco include prodotti simbolo dell’export americano: dalle carni bovine e suine al merluzzo dell’Alaska, dai suv e pick-up agli aeromobili legati alla produzione Boeing. Nel mirino anche il bourbon, finora risparmiato.

La risposta, da 95 miliardi di euro, scatterà in assenza di un’intesa con Washington. Dopo la consultazione, l’elenco potrà essere rivisto e dovrà essere approvato dai Paesi membri. L’Ue valuta anche restrizioni su alcune esportazioni verso gli Usa – rottami di acciaio e prodotti chimici – per altri 4,4 miliardi.

“I dazi stanno già avendo un impatto negativo sulle economie globali. L’Ue rimane pienamente impegnata a trovare soluzioni negoziate con gli Stati Uniti. Riteniamo che si possano concludere buoni accordi a vantaggio dei consumatori e delle imprese su entrambe le sponde dell’Atlantico. Allo stesso tempo, continuiamo a prepararci a tutte le possibilità”, ha affermato la presidente della Commissione europea, dopo la presentazione del nuovo elenco di contro dazi.

La lista di Bruxelles include anche il bourbon e vale in totale 100 miliardi circa

Con la sua lista da 218 pagine, Bruxelles prende di mira settori simbolici e politicamente sensibili degli Stati Uniti: il bourbon del Kentucky, le aragoste del Maine, gli agrumi della Florida, i microchip texani e le tecnologie della Silicon Valley.

Il valore complessivo delle esportazioni statunitensi potenzialmente colpite ammonta a 95 miliardi di euro: di questi, 6,4 miliardi provengono dal settore agroalimentare: frutta secca, ortaggi, conserve, vino, birra, superalcolici, carni e animali vivi dal foie gras alle frattaglie, oltre a succhi e sciroppi.

Altri 500 milioni riguardano la pesca e l’acquacoltura, con un’ampia gamma di prodotti, dal salmone affumicato ai crostacei.

La parte più consistente – oltre 88 miliardi di euro – è legata invece ai beni industriali, dalle macchine utensili ai componenti elettronici.

All’interno del blocco industriale, i pesi massimi sono ben delineati: 10,5 miliardi di euro riguardano il settore aeronautico, inclusi gli aerei prodotti da Boeing; 10,3 miliardi sono legati a componenti per autoveicoli, mentre 2 miliardi coprono i veicoli finiti.

La chimica e plastica rappresentano un altro comparto chiave, con un valore di 12,9 miliardi, seguite da 7,2 miliardi in apparecchiature elettroniche tra cui display, radar, videocamere, microfoni e altri dispositivi. Compaiono poi prodotti sanitari non farmaceutici per quasi 10 miliardi, come dispositivi monouso come le siringhe, ritenuti facilmente sostituibili. Chiude la lista il settore macchinari, che spaziano dalle attrezzature agricole a quelle per la lavorazione di metalli, pietre e materiali da costruzione, colpiti per quasi 12 miliardi.