Aeroporti italiani, il banchetto è servito. Fondi e società estere si stanno pappando tutti i nostri scali

di Stefano Sansonetti

I francesi che mettono un piede negli aeroporti di Milano, Torino e Napoli. Gli arabi che si presentano all’assalto degli scali di Roma. Il magnate argentino Eduardo Eurnekian che è diventato primo azionista degli aeroporti toscani. Gli americani entrati di prepotenza negli scali veneti. Non c’è che dire, mentre tutta l’attenzione è concentrata sulla rottura del patto del Nazareno, sulla sorte delle riforme costituzionali e su quella della legge elettorale, il sistema aeroportuale del Belpaese diventa un appetitoso “spezzatino” cucinato per soddisfare i più diversi appetiti esteri. L’ultima novità in ordine di tempo, concretizzatasi nello scorso week end, è l’acquisto da parte dei francesi di Ardian e di Credit Agricole Assurances del 49% di F2i aeroporti. Si tratta del “polo” aeroportuale fin qui controllato in toto da F2i, il fondo infrastrutture che fa capo alla pubblica Cassa Depositi e Prestiti, alle banche Intesa e Unicredit e a un nutrito drappello di fondazioni bancarie. Ebbene, F2i aeroporti ha in pancia il 70% di Gesac (scalo di Napoli), il 54,5% di Sagat (Torino) e il 35,7% di Sea (aeroporti milanesi di Linate e Malpensa). In tutto si tratta di un volume di 37 milioni di passeggeri. Sborsando 400 milioni di euro, le due società transalpine si sono così inserite in una cospicua fetta degli scali italiani, se consideriamo che le tre società partecipate da F2i aeroporti a loro volta vantano partecipazioni anche in Sacbo (scalo di Bergamo) e Sab (Bologna).

GLI ALTRI MOVIMENTI
Ma mentre si attende il piano aeroporti a cui sta lavorando il ministro Maurizio Lupi, che però non vedrà la luce prima di giugno, sono anche altre le fette del sistema ampiamente nel mirino degli assalti esteri. Si prenda Adr, che gestisce gli scali romani di Fiumicino e Ciampino e che al momento è controllata dalla holding Atlantia della famiglia Benetton. A quanto pare entro metà 2015 dovrebbe perfezionarsi la cessione di una quota del 30%, che potrebbe essere estesa anche al 40. In questo caso, secondo le indiscrezioni più ricorrenti, in pole position ci sarebbero gli arabi dell’Abu Dhabi Investment Authority. Il loro intervento potrebbe inquadrarsi all’interno della partita Alitalia-Etihad ed essere favorito dai contatti arabi del nuovo presidente di Alitalia, Luca Cordero di Montezemolo, da sempre vicino a fondi emiratini come Aabar e Mubadala. Ma su Adr ci sarebbero anche le mire di Wren House, fondo del Kuwait. Ancora, sono già passate di mano Adf e Sat, ossia le società di gestione degli aeroporti di Firenze e Pisa. Nel feudo renziano ha consolidato la sua posizione Eurnekian, imprenditore argentino di origini armene che attraverso la sua Corporacion America detiene il 48,9% di Adf e il 53% di Sat.

I PASSAGGI
Che Adf sia “vicina” al presidente del consiglio Matteo Renzi è dimostrato dal fatto che la società è presieduta dal “renzianissimo” Marco Carrai, tempo fa preceduto sulla stessa poltrona da Vincenzo Manes, a capo della Intek, tra i principali finanziatori della “renziana” fondazione Open. Tra l’altro, proprio in questi giorni, le assemblee di Adf e Sat stanno deliberando un progetto di fusione. All’esito della quale Eurnekian sarà primo azionista del principale polo aeroportuale toscano. Il tutto con il beneplacito di Renzi e dei suoi fedelissimi. Per non parlare di quello che sta accadendo nel Nord-Est. Qui la Save, società che gestisce gli scali di Venezia e Treviso, già in passato era entrata nel mirino dei tedeschi di Fraport. Di sicuro sta crescendo nel suo capitale il fondo americano Amber, guidato dal finanziare francese Joseph Oughourlian (anche lui di origine armene), che alla fine del 2014 è salito fino alla soglia del 20% di Save. La società, nel cui Cda siede l’ex ambasciatore americano a Roma Ronald Spogli, al momento è controllata dalla Finint di Enrico Marchi e Andrea de Vivo, che però per respingere gli assalti di Amber ha stretto un’alleanza con un veicolo che fa capo alla banca Usa Morgan Stanley. Tra l’altro la Save ha una partecipazione rilevante anche nel capitale della Catullo, società di gestione dell’aeroporto di Verona. Insomma, mentre si parla d’altro il banchetto “estero” è apparecchiato.

Twitter: @SSansonetti