Affitti brevi, il nuovo fronte nella maggioranza si apre sull’aliquota piatta al 26%

Lo scontro sulla cedolare al 26% riapre le tensioni tra FI e FdI: la casa diventa il nuovo terreno di egemonia nel centrodestra

Affitti brevi, il nuovo fronte nella maggioranza si apre sull’aliquota piatta al 26%

La bozza della manovra riaccende una crepa mai ricomposta nel centrodestra: Forza Italia accusa, Fratelli d’Italia si irrigidisce, il governo si trincera dietro il fisco. L’innesco è la decisione, inserita senza preavviso nel testo economico, di portare la cedolare secca sugli affitti brevi al 26% anche per chi affitta un’unica abitazione turistica. La stessa aliquota prevista per il trading sulle criptovalute. Una saldatura simbolica che agli azzurri appare politicamente suicida.

Il portavoce di FI Raffaele Nevi parla di «scelta profondamente sbagliata» e, soprattutto, di «mancata informazione al partito». Una frase che pesa più del numero in percentuale: significa che la manovra è stata costruita senza consultazione piena della seconda gamba della coalizione. È il segnale che il metodo Meloni continua a irritare chi si sente relegato al ruolo di stampella parlamentare.

La promessa di equilibrio fiscale che ora salta

Il settore degli affitti brevi è da almeno due anni terreno minato per la maggioranza. Nel 2023 Antonio Tajani aveva già fatto pressioni per mitigare l’inasprimento fiscale, ottenendo il compromesso del 2024: 21% sul primo immobile, 26% dal secondo in poi. Un equilibrio precario, venduto da FdI come strumento di “fairness” e “lotta al sommerso”, e da FI come limite alle «tasse sulla casa». Oggi la scelta di cancellare l’aliquota ridotta incrina quel patto e riporta FI in modalità rivendicativa.

Fratelli d’Italia, intanto, rivendica la linea del controllo e della legalità. La ministra del Turismo Daniela Santanchè ha costruito la narrazione dell’“ordine contro il far west” attraverso l’introduzione del codice identificativo nazionale, la banca dati centralizzata e le sanzioni per le piattaforme. Ma quell’impostazione avrebbe dovuto distinguere i grandi operatori dai piccoli proprietari. Un’aliquota piatta al 26% per tutti rischia di smentire pubblicamente quella promessa, soprattutto in territori dove l’affitto breve integra redditi fragili.

La battaglia elettorale si gioca sulla casa

Nel frattempo, l’esecutivo prova a giustificare la misura come “razionalizzazione fiscale” coerente con l’armonizzazione delle rendite da capitale. È l’argomento che piace al Ministero dell’Economia ma che apre una faglia narrativa: FI può posizionarsi come difensore del ceto medio urbano e dei proprietari di seconda casa, mentre FdI resta incastrato tra la retorica dell’emersione e la necessità di blindare il gettito.

Il vero banco di prova sarà il Parlamento. La storia recente suggerisce che il compromesso tornerà in scena: ripristino dell’aliquota ridotta almeno per un immobile, soglie territoriali per borghi e aree interne, clausole di salvaguardia per i redditi più bassi. Ma FI ha già scelto il terreno dello scontro politico, denunciando non solo l’aliquota ma l’equiparazione casa-criptovalute, costruita per colpire simbolicamente l’operato del governo.

La frattura cade in un autunno in cui si prepara la campagna elettorale per le amministrative nei principali capoluoghi turistici. In quelle aree la casa è un campo di battaglia sociale, ma anche un bacino elettorale sensibile. FI lo sa e per questo ha scelto di rompere subito, prima che la narrazione si cristallizzi. Contrario anche Salvini, per il quale l’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi “non mi sembra il modo per aiutare il consumo e la domanda interna né agevolare l’iniziativa privata. Ma la manovra andrà all’esame del Parlamento e serve a questo”. La Lega potrebbe sfruttare la tensione per reclamare un ruolo da arbitro in vista del voto locale, riducendo la distanza da FI e lasciando Meloni esposta.

La manovra economica diventa così l’arena di una lotta sotterranea per l’egemonia interna al centrodestra. È una contesa identitaria: tra chi vuole apparire garante della casa e chi si proclama campione dell’ordine. Il punto è che entrambi parlano agli stessi elettori. E solo uno potrà intestarsi la vittoria.