Ai generali pensioni d’oro, agli altri carabinieri briciole e stipendi bloccati dal 2010

di Martino Villosio

È un malessere profondo, quello che da qualche tempo cresce in seno a una parte della base dell’Arma. Carabinieri semplici costretti dal 2010 a convivere con il blocco degli stipendi che, come gli altri settori della pubblica amministrazione e la stessa Polizia di Stato, ha interessato anche il Comparto Difesa e Sicurezza. E’ un sentimento che non guarda soltanto al di fuori, agli stipendi e ai benefit di quei politici da difendere sempre e comunque, magari deglutendo la rabbia. Si rivolge anche all’interno dell’Arma. Nel mirino di alcuni delegati del Cobar (consiglio di base di rappresentanza) della Lombardia e del S.u.p.u. (Sindacato Unitario Personale in Uniforme), nei giorni scorsi, sono finiti i ben 22 generali che negli ultimi 15 anni hanno ricoperto il ruolo di Vice Comandante Generale dell’Arma. Un incarico che fa gola, visto che chi lo assume prende uno stipendio mensile da circa 6.000 euro cui vanno sommate le varie indennità. La cosa che non va giù ai carabinieri semplici, che guadagnano uno stipendio da 1.300 euro al mese, è che per il solo fatto di aver esercitato il mandato di Vice Comandante (spesso per periodi brevissimi) i loro Generali vadano in pensione con un incremento di 8.000 euro sullo stipendio originario, che non trova riscontro nei contributi versati. E che va a formare un totale di 14.000 euro.

I fortunati
L’ultimo in ordine di tempo a beneficiare di questo generoso aumento sarà il Generale di Corpo d’Armata Antonio Girone, che ha iniziato il mandato il 18 maggio scorso. Prima di lui era toccato al Generale Massimo Iadanza, Vice Comandante dell’Arma dal 7 marzo 2013 al 18 maggio. Poco più di 2 mesi, sufficienti per guadagnare “sul campo” il diritto alla pensione da 14.000 euro. Secondo i dati forniti dai delegati Cobar della Lombardia al generale, come al suo successore, a dicembre toccherà anche una tredicesima da 27.000 euro. Prima ancora il fortunato incarico era toccato al Generale Clemente Gasparri, fratello del Vice Presidente del Senato Maurizio, il cui mandato è durato un anno. Quasi un record, se si pensa che il suo predecessore si è guadagnato il diritto all’estensione in automatico – una volta cessato il mandato – della speciale indennità pensionabile (che spetta di diritto al Comandante Generale dell’Arma e ai Vice Comandanti) dopo meno di due mesi in carica. Nel corso degli anni c’è stato anche chi, come il Generale Ermanno Vallino, quel sacrosanto diritto lo ha conquistato dopo essere rimasto in carica 20 giorni: dal 6 al 26 febbraio del 2005.

Il via vai
Il Generale Antonio Pappalardo, già presidente dell’organismo centrale di rappresentanza di base dei carabinieri e oggi presidente del Supu, fa notare che il turbinio di Vice Comandanti Generali è un fenomeno recente. “Dal 1814 nell’Arma si sono succeduti 58 Comandanti Generali e 96 Vice Comandanti, con una media di un Vice Comandante ogni due anni. Dal 1997 questa media è saltata diventando di un Vice Comandante ogni 7 mesi”. Certo la prassi, che di fatto ha consentito a un alto numero di Generali di andare in pensione con un maxi incremento dopo un mini mandato, è stata incoraggiata anche dal legislatore: il Decreto Legislativo n. 297 del 5 ottobre 2000 (“Norme in materia di riordino dell’Arma dei Carabinieri”) all’articolo 25 stabilisce che il Vice Comandante Generale può rimanere in carica al massimo per un anno, “salvo che nel frattempo non debba cessare dal servizio permanente effettivo per limiti di età o per altra causa prevista dalla legge”. Un Generale di Corpo d’Armata può così vedersi conferire l’incarico di Vice Comandante anche se è rimasto il più anziano nell’Arma e gli rimangono dunque meno di 12 mesi di servizio. “Da un indubbio trattamento di favore si è passati però a un vero e proprio abuso”, è la dura presa di posizione del S.u.p.u. Mentre parte della rappresentanza di base punta il dito anche contro l’alto numero di generali: in totale sono oggi 90, di cui ben 58 in servizio nella capitale.

I fermenti nella base
La maggioranza dei carabinieri, che attende invano dal 2000 un decreto di riordino delle carriere e dei trattamenti economici legati ai passaggi di grado (gli adeguamenti ad oggi sono bloccati per “mancanza di soldi”), oltre a una riforma della previdenza complementare, incontra sempre maggiori difficoltà nel comprendere e accettare certe cifre e certe dinamiche. “E’ un malcontento da non sottovalutare, che ho trasmesso recentemente anche al Segretario Generale del Quirinale Donato Marra”, rivela il generale Pappalardo.