Aiuti a famiglie e rimpatri. I paletti M5S alla Lega sul decreto sicurezza bis. Passi avanti sul testo del Viminale Ma sul Welfare i grillini non cedono

Salvini vuole a tutti costi presentarsi all’appuntamento elettorale sfoggiando il decreto sicurezza bis

Cinque Stelle pronti per il Consiglio dei ministri nel giorno stabilito di lunedì. Anche se il premier Giuseppe Conte non si sbilancia sulla data. Ma pur se dovesse slittare, nel Movimento è allerta. Quello che appare più in confusione è al momento l’alleato. Il partito di Matteo Salvini, rimasto invischiato nelle inchieste sulla corruzione, è nervoso. Vuole a tutti costi presentarsi all’appuntamento elettorale sfoggiando il decreto sicurezza bis. In difficoltà sull’immigrazione – con le navi che si avvicinano ai nostri porti – e in un clima da tangentopoli che ha avvinghiato anche il Carroccio il leader della Lega vuole a tutti i costi portare a casa il provvedimento che prevede multe per chi viola le leggi in mare (ma non per chi soccorre) e che prevede un giro di vite nei confronti della criminalità.

I NODI. E in serata fa sapere che sono stati sciolti i nodi tecnici sul provvedimento. Ben venga il decreto sicurezza bis, è il ragionamento che fanno i 5 Stelle, a patto che il testo preveda anche soldi e norme sui rimpatri. Del resto se si fa il bis vuol dire che nel primo si è dimenticato qualcosa, va ripetendo il capo politico M5S Luigi Di Maio. Ma c’è un’altra questione sulla quale i grillini non sono intenzionati a soprassedere. Quella della famiglia. Di Maio ha annunciato da tempo che il miliardo risparmiato dal reddito di cittadinanza sarebbe andato sul modello francese alle famiglie, con sconti sui prodotti per l’infanzia e su baby sitter e un assegno mensile a chi ha figli.

Proposte che il ministro per la Famiglia Lorenzo Fontana ha anticipato, in fotocopia, con due emendamenti al dl crescita. Ma il Movimento vuole strutturare le misure in un decreto ad hoc con un fondo per la natalità presso il ministero guidato da Di Maio o anche altrove. Il vicepremier pentastellato ha dichiarato la sua disponibilità a prendere il pacchetto di norme e soldi e affidarlo a Fontana. Il braccio di ferro che c’è stato nel preconsiglio di ieri riguarda però proprio lo strumento. “Con i miei emendamenti al decreto Crescita ho indicato al governo come dare – in tempi ragionevoli e certi – maggiore sostegno a madri e padri. Altre strade sono decisamente meno efficaci”, ha dichiarato in una nota Fontana. Ma su questo punto M5S non è disposta ad arretrare: il contenitore dev’essere un decreto. Tanto che nel corso della giornata i toni si surriscaldano.

PAROLE DURE. E se all’inizio della giornata Di Maio parla di concorrenza leale tra le due forze politiche, nel tardo pomeriggio la musica cambia. “Per me il governo deve andare avanti, ma solo se si fanno cose per gli italiani”, tuona Di Maio, “in questo governo possiamo dividerci su tutto, ma non sulla famiglia. Su questo decreto si gioca il destino e la tenuta del governo. Vedo ostruzionismo non costruzionismo”. Il “non prendo ordini” di Salvini rivolto a Conte non è stato digerito da Di Maio che dice: in Italia abbiamo già avuto uomini soli al comando.

I Cinque Stelle, non senza malizia, fanno poi notare che mentre Salvini passa da un comizio all’altro, il ministro pentastellato continua a fare il suo lavoro facendo il giro in Italia dei tavoli di crisi e incontrando imprese del territorio. Ultimo ieri il viaggio alla Piaggio Aerospace di Villanova di Albenga e alla Bombardier di Vado Ligure. Ma nel frattempo i tecnici continuano a lavorare e non è detto che nel prossimo Consiglio dei ministri non si possa davvero raggiungere la sintesi tra i due alleati-rivali.