Al palo 40 decreti attuativi. Tre miliardi bloccati dai Migliori. A quattro mesi dalla Manovra il Governo è in alto mare. Stallo pure sui ristori

A quattro mesi dall’approvazione della Legge di Bilancio sono scaduti 40 decreti attuativi, andando oltre i termini fissati nella stessa Legge

I ristori per le aziende del turismo, dello spettacolo e dell’automobile possono attendere. E finire fuori tempo massimo. Poco importa che, secondo il governo, fossero quelli “gravemente colpiti dall’emergenza epidemiologica da Covid-19”. Si suppone perciò bisognosi di un intervento veloce. I 150 milioni di euro, appositamente stanziati, sono fermi al Ministero dello Sviluppo economico di Giancarlo Giorgetti, che insieme ai colleghi Daniele Franco (Economia), Dario Franceschini (Cultura) e Massimo Garavaglia (Turismo), avrebbero dovuto decidere come destinare le risorse.

A quattro mesi dall’approvazione della Legge di Bilancio sono scaduti 40 decreti attuativi

È la plastica immagine dei Migliori al potere, che non riescono a mantenere nemmeno gli impegni assunti verso se stessi. A quattro mesi dall’approvazione della Legge di Bilancio sono scaduti 40 decreti attuativi, andando oltre i termini fissati nella stessa Legge di Bilancio. Una mancanza che tiene in ostaggio 3 miliardi e mezzo di euro, considerando il triennio 2022-2024.

Solo per l’anno in corso, poi, oltre un miliardo e 100 milioni è impantanato nella burocrazia ministeriale. Anche perché a quelli scaduti, si aggiungono gli altri provvedimenti in scadenza o, peggio, senza un termine predefinito. Del resto su 152 decreti previsti, solo 48 ne risultano adottati secondo l’ufficio di programma del governo. Meno di un terzo.

Ma se il caso dei ristori ai comparti di turismo e spettacolo è quello più clamoroso, abbondano le situazioni significative. Sempre nel campo della cultura, il ministero di Franceschini è in ritardo sul bonus per “l’attribuzione di una carta elettronica” relativa all’acquisto “di biglietti per rappresentazioni teatrali, cinematografiche e spettacoli da vivo”.

La dotazione è di 230 milioni di euro per ogni anno. La scadenza era stabilita per il 2 marzo, un mese dopo ancora non c’è il provvedimento, che – oltre al concerto con il Mef – necessita dei pareri del Consiglio di Stato e del Garante della privacy. Un trionfo di burocrazia. Altri 450 milioni (150 all’anno), stanziati per la “transizione industriale in favore delle imprese operanti nei settori ad alta intensità energetica”, sono incastrati tra Mise e Mef.

A inizio aprile è poi scaduto il decreto attuativo per la “Fondazione Biotecnopolo di Siena”, immaginata come un’eccellenza per la ricerca italiana, tanto che sono stati messi a disposizione 37 milioni in totale, di cui già 9 milioni per il 2022. Si attende che il ministro della Salute, Roberto Speranza, e la ministra dell’Università, Maria Cristina Messa, pubblichino la documentazione necessaria.

L’elenco è molto lungo. Alcuni decreti, peraltro, non richiedono nemmeno la ripartizione di un budget economico: dovrebbero essere emanati con più celerità. Invece niente. Esempi? Quelli che fanno capo al ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi. I suoi provvedimenti garantirebbero, tra le tante cose, “l’indicazione delle dotazioni organiche del personale docente con particolare riferimento ai posti comuni di sostegno” e “l’individuazione delle misure identificate per rafforzare il diritto allo studio in classi numerose”.

Medesimo discorso per la ‘distrazione’ del ministro del Lavoro, Andrea Orlando. L’esponente del Pd deve completare l’iter di una misura a costo zero, necessaria a dare spiegazioni per l’attuazione delle iniziative, in materia di formazione, per i lavoratori che hanno un’integrazione salariale. E tanto per capire il livello di disattenzione, non è stato predisposto nemmeno il regolamento per tutelare il sughero italiano, flagellato da una larva.