Alfano andrà ai giardinetti. La vendetta cucinata da Berlusconi all’ex delfino con la legge elettorale

Con la soglia di sbarramento al 5% Berlusconi ha completato la vendetta su Alfano: il leader di Ap rischia di restare fuori dal Palazzo.

Un colpo letale all’ex delfino, che seppure “senza il quid” per essere un grande leader, era stato investito dell’eredità a capo di Forza Italia. Ora Silvio Berlusconi è tornato in campo con un colpo da maestro: indicare la soluzione per la legge elettorale, vendicandosi allo stesso tempo di Angelino Alfano, che per salvare la legislatura (e l’incarico di Governo) ha lasciato il suo padre politico fondando prima il Nuovo Centrodestra e poi Alternativa popolare. Ma al di là delle sigle, il senso era quello di una forza politica che sostenesse l’Esecutivo in coalizione con il Pd. L’ex presidente del Consiglio non ha mai accettato questo passaggio, vissuto come un tradimento. E al momento opportuno, con la motivazione inattaccabile della governabilità, ha servito la sua vendetta ad Angelino, chiamato a costruire un’alleanza centrista in grado di ambire a superare quella che appare come una montagna: la soglia di sbarramento al 5%.  Anzi fosse per il Cav, sarebbe innalzata all’8%. La soluzione sarebbe quella di tornare alla casa madre con un problema: molti forzisti non vogliono nemmeno sentir parlare di Alfano. Al massimo possono tornare ad accogliere qualche altro figliol prodigo, come è avvenuto  con Renato Schifani. Ma è giusto qualche eccezione, anche nell’ottica di indebolire ulteriormente Ap.

Ala che vola – Denis Verdini, dopo un periodo di minore visibilità, è un altro vincitore della contesa. La sua Alleanza liberalpopolare-Autonomie non ha peso elettorale. Ma la questione è di poco conto: l’importante è che il sistema tedesco favorisca il dialogo. “Per principio saremmo per una legge maggioritaria, ma ci adeguiamo alle situazioni e il modello tedesco si avvicina molto alla proposta che avevamo fatto noi”, ha detto Verdini. “Vedremo i dettagli, ma una legge che porta a una grande coalizione dopo il voto rientra anche nella nostra storia”, ha aggiunto, immaginando un ruolo di cerniera tra Matteo Renzi e Berlusconi nella prossima legislatura. Così, per un Angelino in caduta, c’è un Denis in ascesa. Pronto a tornare in auge.

Sovranità uniti – Chi sta vivendo male l’evoluzione tedesca della legge elettorale è Giorgia Meloni. “Un proporzionale secco, senza alcun premio di governabilità, è un sistema fatto per gli inciuci”, ha accusato la leader di Fratelli d’Italia, che con questo modello rischia una doppia beffa: l’impossibilità di andare al Governo con un centrodestra unito e il pericolo di non superare il fatidico 5%, visto che gli ultimi sondaggi danno Fdi poco sotto quella soglia. Per questo l’ipotesi di una lista unica con la Lega Nord non è scartata. “Se facessero una legge per fregare qualcuno non lo digerirei, e allora ne parlerei con Giorgia. Non si fanno legge elettorali contro qualcuno o a favore di qualcuno”, ha ammesso Matteo Salvini, pur ribadendo che Fratelli d’Italia “ha una sua storia”. Ma il segnale è chiaro: la svolta teutonica di Berlusconi è l’addio al Centrodestra unito, che comunque Silvio dice di voler realizzare alle prossime elezioni. Come, però, non è dato sapere visto il clima.