Un’altra aliquota da sforbiciare. Dopo il taglio da cinque a quattro si può ridurle a tre. Castelli: obiettivo possibile nella Manovra 2023. L’anno prossimo la riforma costerebbe meno di 7 miliardi

Castelli: obiettivo possibile nella Manovra 2023. L'anno prossimo la riforma costerebbe meno di 7 miliardi.

Un’altra aliquota da sforbiciare. Dopo il taglio da cinque a quattro si può ridurle a tre. Castelli: obiettivo possibile nella Manovra 2023. L’anno prossimo la riforma costerebbe meno di 7 miliardi

La riformetta fiscale delle quattro aliquote (leggi l’articolo) su cui la maggioranza ha trovato l’accordo si traduce in benefici mignon soprattutto per i ceti medi. Basti pensare che il “bonus 80 euro” costava circa 10 miliardi e ora al taglio dell’Irpef il Governo dei Migliori dirotta appena sette miliardi.

UNO E TRINO. Ad ogni modo l’accordo che prevede quattro aliquote appare già superato per la stessa maggioranza che lo ha esaltato con toni trionfalistici. Un’impostazione quella trovata sull’Irpef – annuncia la viceministra al Mef, Laura Castelli – “che ci porta verso la riduzione a 3 scaglioni, che potremo raggiungere già il prossimo anno”.

E che l’obiettivo sia questo lo conferma all’Ansa anche il presidente della commissione Finanze della Camera, Luigi Marattin: “Mercoledì la delega fiscale inizia il suo percorso in commissione Finanze. Quella sarà la sede in cui valutare i passi successivi su Irpef – sistema a tre aliquote – e Irap – superamento per tutti, non solo per le persone fisiche – nonché gli altri aspetti decisivi” tra cui “la tassazione d’impresa, la riforma delle spese fiscali, la riforma delle modalità di versamento delle imposte da parte degli autonomi, il riordino dell’Iva”.

Ma l’accordo trovato sugli otto miliardi da destinare al taglio delle tasse in Manovra non è poi così granitico. A ulteriori modifiche che saranno apportate in Parlamento accenna il sottosegretario (Forza Italia) ai Rapporti con il Parlamento Deborah Bergamini.

DIVISI E CONTENTI. E se la maggioranza giovedì festeggiava l’intesa già ieri si è accapigliata sul tesoretto che “avanza” dalla riforma dell’Irpef. Che il primo anno costerebbe meno dei sette miliardi a regime. Destinare al taglio delle bollette le risorse che avanzano è stato uno dei temi posti al tavolo al Mef. Il pressing di parte della maggioranza (in particolar modo dalla Lega ma anche il Pd spinge in questa direzione) è molto forte, ma questa soluzione non sembra convincere tutti.

Secondo i primi calcoli il risparmio nel 2022 potrebbe avvicinarsi al miliardo ma le stime sono in corso e parte dei fondi potrebbero servire per coprire per intero la cancellazione dell’Irap che avrebbe bisogno, nello schema uscito per ora dal tavolo al Mef, di circa 300 milioni in più del miliardo ipotizzato. Tra le verifiche in corso ci sarebbe anche quella di una “soluzione ponte” per allineare la nuova Irpef all’assegno unico, in partenza a marzo: anche il taglio delle tasse partirebbe lo stesso mese ma gennaio e febbraio 2022 non andrebbero persi e sarebbero “compensati” in corso d’anno con un conguaglio.